ovvero
"Operarise quituresse"
(Pi?si agisce e pi?si ?
IN GIUBILIO ALLELUJATICO VERSO IL TERZO MILLENNIO
PER
LA FONDAZIONE DELLO STATO ETICO
ROMANZO EPISTOLAREPOLITICO-GIUDIZIARIO
VOLUME PRIMO
LA MIA SOLITARIA BATTAGLIA ALLE SOGLIE DEL TERZO MILLENNIO
PER LA RIFONDAZIONE DELLO STATO E DELLA SOCIETA' ITALIANA
" Tutto ?gettato sul mercato; ?in corso una svendita continua, una liquidazione continua, ammettiamolo tranquillamente, anche di valori. In un mondo in cui sono molti potenti in grado di comprare, oltre ai reni ai figli, anche lĄŻonore, la dignit?#060/i> e la coscienza di coloro che potere non hanno, cĄŻ? da rallegrarsi quando si trovi ancora qualcuno non disposto a vendersi. " ( Norberto BOBBIO, da La Stampa del 6 \ 1 \ ĄŽ89 )
Pu?anche accadere che si vinca una guerra desistendo dall'attacco al nemico il quale potrebbe cos?anche venire logorato da un temporeggiamento snervante. Di sicuro invece colui che vuole conquistare un'orbita deve puntare i suoi razzi a 90 gradi per concentrare il massimo sforzo nel minor tempo possibile, sicuro di riuscire a superare lĄŻimpedimento gravitazionale per immettersi poi comodamente ed a motori spenti nella sua orbita di stazionamento inerziale. Solo a questo punto per?sarebbe lecito affemare che ?molto meglio pentirsi per aver fatto qualcosa che pentirsi di non aver fatto nulla, ovvero 'Operari sequitur esse'; tradotto, vuol dire: (il nostro) e s s e r e (al mondo) d i p e n d e (sempre) dal (nostro) o p e r a r e (nel mondo).
E' il supremo " Princěpio di Ragione" che ha ispirato quest'opera che ha cominciato a prender forma mentre la 'coscienza degli Italiani' veniva turbata dagli echi della scena del Tricolore ammainato da Umberto Bossi in piazza San Marco il 16 settembre 1996.
Le idee espresse in questo libro muovono pertanto verso un chiaro fine pedagogico: sono io infatti un educatore ed esigo di essere indicato come tale ( operari sequitur esse ): ho infatti sempre insegnato il bene e la bellezza e dunque la virt?#060/b> , specialmente ai bambini, agli adolescenti e ai giovani.
Nutrito del pi?tenace "realismo filosofico" ho sůbito avuto chiara consapevolezza di essermi collocato in un positivo punto di vista nei confronti della violenza: non stupida e distruttiva bens?giusta quanto n e c e s s a r i a risposta alla violenza del potere Grazie alle mie riflessioni filosofiche - per altro in quest'opera esposte in forma divulgativa - non mi ?stato difficile constatare inequivocabilmente il fatto che viviamo tutti incatenati all'interno della "caverna di Platone" e l? costretti a guardare la realt?- dalla culla alla tomba - nel suo aspetto pi?confuso e deforme. La menzogna e la manipolazione dunque non sono soltanto le "spore" della rabbia: esse sono il germe stesso ed il terreno fertile di ogni violenza.
Quando ci parlano di " Infinito Amore ", ad esempio in Cristo, si afferma la pi?infantile delle imbecillit? soltanto < gli scemi del villaggio > o < i matti del quartiere > possono credere che sia possibile amare infinitamente tutto. La prova del nove di tale idiozia infatti ?la seguente confutazione: l'infinito amore deve per forza amare anche il male e il demonio ma chi ama gli spiriti dell'Inferno non pu?essere buomo e dunque a fare ci?non pu?proprio essere Ges?!
La violenza contenuta nella presente opera non ?un male infinito ed assoluto ma ?la risposta sostanziale di una prassi politica con cui dare corpo alla "logica della rigenerazione nazionale" in cui la violenza suběta dal Popolo non pu? assolutamente essere respinta con la non-violenza della chiacchiera. Polizia, preti, magistrati e giornalisti - ossia le colonne di ogni dominio sociale - troveranno in queste prossime pagine il pane per i loro denti.
E' facile, per chi lo voglia, appurare in qual modo le grandi rivoluzioni storiche, compiute da popoli che hanno conseguito un duraturo successo, come Inghilterra, Stati Uniti e Francia, abbiano vissuto drammaticamente la spaccatura frontale tra capitale e lavoro, tra sfruttatori e sfruttati. Qualsiasi autentica novit?passa necessarissimamente attraverso questo fronte di lotta e spesso, addirittura com'?accaduto per l'Urss e gli stati orbitanti che pure hanno conosciuto sanguinosi tachisismi ed assestamenti rivoluzionari, non ?sufficiente garanzia di duraturo successo.
Nella sovrappopolata Italia non si ?mai avuta una vera "scissione", neppure nel biennio della Resistenza partigiana al Nazi-fascismo: il Corpo dei Carabinieri infatti, che fin dal 1814 rappresenta il cardine del controllo e prevenzione di ogni nascente movimento rivoluzionario, venne a trovarsi per contingenze storiche assolutamente imprevedibili ( l'arresto di Mussolini e la fuga della casa reale a Brindisi ) dalla parte dell'antifascismo.
In tal modo venne a mancare allĄŻapparato poliziesco italiano l'impegno armato contro i Partigiani, siano stati pur essi quelli delle brigate marxiste-leniniste - le brigate "rosse" della Resistenza - o semplicemente quelli di Giustizia e Libert? Anzi, i Carabnieri suběrono la stessa sorte dei resistenti catturati dalle milizie repubblichine: la consegna alle SS per la deportazione, talvolta senza pi?ritorno, ai lavori forzati nelle officine belliche del Terzo Reich.
Dalla narrazione di vicende veramente vissute in questi ultimissimi anni emerger? incontestabile il nuovo aspetto dei vecchi apparati polizieschi: quello del controllo intransigente di ogni vero dissenso contro gli apparati del dominio che funestamente si reggono su una dispotica "Ragion di Stato"; in questa sede invece si vuol costituire un nuovo sostegno teorico ad una, perch?no, palingenetica " RAGION di POPOLO
Questa pubblicazione ?dedicata a tutti coloro che hanno vissuto sempre onestamente non solo guadagnandosi il pane senza togliere nulla a nessuno ma anche, e soprattutto, se hanno invano o troppo a lungo atteso il riconoscimento dei propri diritti perch? defraudati dallĄŻarbitrio dei prepotenti disonesti.
L'autore di questo lavoro si ?sempre sentito molto vicino a coloro che si scoprono nauseati dalle laudi sfacciate che troppi politici dedicano, in assoluta malafede, al profitto, alla privatizzazione ed al mercato inselvatichito. Inoltre egli ha pensato a tutti coloro che sono ingiustamente indicati con cinismo disonesto come la causa della recessione e del degrado nazionale semplicemente perch?occupano un impiego pubblico statale o parastatale nonostante invece siano l'ultima garanzia di efficienza dello Stato grazie al loro lavooro intenso, solerte, mal pagato e, per di pi? non riconosciuto dai propri superiori che invece hanno troppo da nascondere sia nel fare che nell'avere, come nel caso dei tanti magistrati, ufficiali, funzionari e amministratori pubblici corrotti fino alle midolla !
Le sane colonne della Societ?saranno ben capaci di sublimare il proprio risentimento con l'orgogliosa consapevolezza dell'arduo impegno per la difesa dell'integrit?di quello Stato al di fuori del quale tutti gli onesti ed i valorosi, che insostituibilmente debbono concorrere all'armonia ed al benessere dell'equilibrio psichico ed economico di ciascun cittadino, si troverebbero definitivamente emarginati ed anche soffocati e quindi espulsi, a profitto dei traditori della vita associata, da quei legittimi vantaggi che lo Stato dovrebbe a tutti assicurare in proporzione alle esigenze ad alle potenzialit?umane di ognuno di noi.
Un posto di assoluta primalit?spetta, in questo senso, agli appartenenti a quella Classe Media formulata da Aristotele ed alla categoria degli impiegati onesti dello Stato che si identificano col proprio lavoro, espletato con passione scrupolosa e con chiara consapevolezza: se gli organi della Pubblica Amministrazione andassero in necrosi progressiva ed inarrestabile incomberebbe ben presto su tutti noi una carneficina di tipo post-coloniale africano. Gli idioti quanto ricorrenti discorsi a sostegno delle privatizzazioni, gli strumentalizzanti allarmismi sull'assottigliamento dei fondi della finanza pubblica, il portato rassegnatorio di troppi 'autorevoli' discorsi sono determinati dal fatto che le classi parassitarie e le abbienti, purtroppo quest'ultime detentrici del potere, cercano di avvezzare anesteticamente le grandi masse, sempre pi? prive d sicurezze per il futuro, che i privilegi dei potenti non dovranno mai essere scalfiti: naturalmente una "guerricciola" tra poveri sarebbe il rimedio ideale in tali frangenti perch?toglierebbe molte bocche dalla stessa tavola e frantumerebbe la compattezza dei 'fronti popolari' scongiurandone la preponderanza del 51 % nei responsi elettoralistici.
Questa pubblicazione inoltre non pu?sottacere la stima per specifici militi delle Forze del cosiddetto 'Ordine', coscienti di appartenere al Popolo in quanto sono anch'essi a pieno diritto ascrivibili a quella importante categoria da cui dipende il buon funzionamento dello Stato. Ci?non ?comunque condizione sufficiente per tralasciare l'invito agli uomini onesti, che servono la Collettivit?in divisa armata, ad individuare al pi?presto colleghi e superiori che, comportandosi mafiosamente, facciano troppa fatica ad occultare un esagerato gruzzoletto o stile di vita inconciliabile con il salario legale.
In questo triste momento in cui tutti coloro che ci rappresentano "democraticamente", dal Capo dello Stato , da quello del Governo all'ultimo consigliere del pi?malandato comune italiano, provvedono invece principalmente alla propria sopravvivenza col criterio del " Si salvi chi pu?", viene qui dichiarato che si dovr?affrontare invece la ridefinizione di un nuovo concetto di trasparenza basato sul seguente postulato, terribile quanto elementare: la ricchezza la si produce solo socialmente e la politica di modello "democratico-occidentale" corrisponde purtroppo all'arte di assicurare ai parassiti di rango quella stessa ricchezza da altri onestamente prodotta. Da qui, dunque, l'origine di ogni degenerazione corruttiva.
A coloro che si mostrano irresponsabilmente ansiosi di alterare la Costituzione Italiana viene lor o qui ammonito che la sua sostanza non pu?essere modificata: non tanto per la confusione che una tale proposta ingenererebbe quanto perch?ci sono articoli che dal 1948 reclamano la debita attenzione. Eppure essi esprimono la sostanza stessa dell'intero dettato costituzionale quale appunto:
art. 32 - la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivit?e garantisce cure gratuite agli indigenti;
art. 43 - Ai fini di utilit?generale la legge pu?riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunit?di lavoratori o di utenti, determinate imprese o categorie di imprese che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale;
art. 53 ( splendidamente ricollegabile alla fase giacobina della Rivoluzione Francese ) - Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacit? contributiva. Il sistema tributario ?informato ai criteri di progressivit?.
Tocca ora a noi la gravosa ma esaltante fatica di indicare agli Italiani l'alba dello Stato Nuovo e del Nuovo Millennio.
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