LETTERA TERZA

P r o l o g o .Dal 18 marzo 1989, per iniziativa della sezione camerinese della Croce Rossa e soprattutto per l’interessamento solerte del bravo avvocato Saverio Manfroci, si tennero un paio di incontri pubblici per allestire anche in quella cittadina una sezione permanente del Tribunale dei Diritti del Malato.

Come padre di una figlia gravemente invalida fui ovviamente invitato ad esternare le difficoltà incombenti sul cittadino malato; tra l’altro ero già impegnato nella faticosa ricerca di un servizio di fisioterapia infantile - irrinunciabile per le patologie della piccola - che a Camerino mancava completamente.

P r e s e n t a z i o n e . Questo documento non è stato concepito come una lettera ma non per questo manca dei requisiti epistolari. Esso è nato come relazione da sottoporre agli invitati che ne ebbero a disposizione un discreto numero di copie tanto che gli argomenti ivi contenuti trovarono vasta eco tra le tematiche ufficiali dei relatori autorizzati a parlare.

 

 

Tribunale dei Diritti del Malato: riunione di sede - Camerino, via Leopardi 27.

Intervento sul tema: legittime aspettative del bimbo malato

e le risposte delle Istituzioni.

IMPLICAZIONI SOCIALI E CIVILI DELLA NOZIONE DI MALATTIA.

Se la salute la si deve considerare soprattutto come sicura pienezza di sè allora al suo esatto opposto si trova la malattia produttrice a, sua volta, di sofferenza e di debolezza. Pertanto una società che ama - come la nostra - definirsi giusta e civilissima deve invece cimentarsi con l’efficienza delle

sue istituzioni preposte al soccorso del sofferente.

Se ciiviltà vuol dire dominare la natura per affermare l’atto creativo dell’uomo libero che offre ai suoi simili il frutto delle proprie conquiste, malattia allora vuol dire suprema occasione etica che deve impegnare animosità e ricchezza sociale per conseguire il ristabilimento dell’infermo.

Tale generica deontologia a cui ipocritamente un pò tutti ci appelliamo, nella pratica invece si incaglia tra i cappi di una spagnolesca burocrazia da Controriforma mentre una logica clientelare e lottizzatrice provvede al compimento del restante quadro delle umiliazioni. In sostanza dunque la raccomandazione, al bisogno anche arrogante, è una saliente caratteristica di un’Italietta sicuramente prima tra gli ultimi e infestata da quasi 1700 anni da un Vaticano predicante il balordo principio del dare senza nulla riavere. Tutto ciò a sicuro danno del Diritto del malato nonchè, molto spesso anche dell’avanzamento delle carriere dei medici pubblici.

I D I S A G I D E L L E D E G E N Z E

Il quadro si aggrava nel caso delle lunghe degenze nelle quali sono in gran parte coinvolti gli invalidi, anziani o bambini. Specialmente nel caso dei vecchi ci si trova di fronte ad una duplice privazione: di anni, ovviamente, e di salute.

Per l’anziano ancora in grado di spendere fioriscono tuttavia varie iniziative turistiche e di acquisto di beni inutili e voluttuari che comunque lo aiutano a sentirsi meno abbandonato ma i modelli imperanti dell’efficienza produttivistica crocifiggono il vecchio nell’attesa angosciante della fine.

Disastrosa è poi la condizione del congiunto che assiste il suo malato lungo-degente: totale assenza di strutture ospitanti e di convenzioni alberghiere che tengano conto del fatto che colui il quale accorre al capezzale di un malato non è un turista da spennare e, come se ciò non bastesse, ecco un altro elemento di gravissimo disagio: l’assottigliamento del personale paramedico di corsia.

Fasulli concorsi interni, promozioni assurde e trasformazione di ruoli hanno determinato il sovraffollamento degli uffici amministrativi di USL e di ospedali a danno dei reparti operativi. Anche in questo caso hanno giocato un ruolo determinante il ricatto elettoralistico ed in molti casi anche la compiacenza erotica e fedifraga a cui molti presidenti e direttori non sanno proprio come rinunciarvi. Il restante personale di corsia è di pessimo umore per l’ingiusto sovraccarico di lavoro e turnazioni forzsate ed ancora una volta i malati pagano maggiormente per colpe non da loro derivanti.

 

I L B I M B O M A L A T O

Mentre il malato anziano suscita compassione tra i congiunti, quand’anche ne abbia qualcuno disposto al sacrificio, il bimbo malato, specie se in prolungata degenza, rende impotente ed insicura - e dunque malata - tutta la famiglia. Sul bimbo che si trova in tali condizioni spesso incombe un esito di inabilità permanente, sia pur essa più o meno grave. In questi casi - purtroppo sempre più numerosi per il notevole abbassamento dell’indice di mortalità infantile a seguito delle fantascientifiche tecnologie dell’attuale accanimento terapeutico, lo Stato fornisce spesso risposte grottesche e dissociate: mentre da un lato si ciancia sulla difesa della vita sia intra che extra-uterina come coronamento alla pretesa salvaguardia < cristiana> della famiglia, dall’altro si agisce con ingiustificato ritardo, sia per l’inadeguatezza delle strutture che per la distrazione dei politicanti che hanno fatto della Sanità il loro quartier generale da cui governare meschine lotte di potere a colpi di ricatti, di poltrone, di mercimoni e di simonie varie.

Se appare dunque sommamente emblematica nella cultura del ‘900 l’assunto di Heidegger secondo il quale virere è prendersi cura di, ciò rende benissimo l’idea dell’impossibilità per un bambino disabile a prendersi cura di se stesso. Raccapriccio, disgusto e rabbia ci assalgono poi quando sentiamo parlare di tagli alla spesa sanitaria allorquando tutta un’economia del sommerso lussureggia dei suoi 240 mila miliardi che deliberatamente il fisco nazionale si fa sfuggire pur di far si che le urne elettorali si riempiano ancora di voti per quei partiti che tradizionalmente infestano di quel malcostume tutta la vita istituzionale italiana.

Particolarmente grave è poi il rifiuto silenzioso ma ostinatamente arrogante de parte della Scuola Pubblica contro un sostegno scolastico al bambino disabile da inserire nei normali curriculi didattici, dal Nido, fino alla Scuola Media o superiore: spesso si ricorre ad un’arbitraria clausola di uno Stato di Diritto ed anche Cristiano secondo il quale però, non trattandosi di scolarità obbligatoria, i conti dello Stato debbono considerarsi sollevati da qualsiasi gravame finanziario ed organizzativo.

 

E X C U R S U S I D E O L O G I C O

Tutto il futuro di questa complessa situazione tende all’indurumeento sclerotico: mentre da una parte infatti assistiamo alla crescita smisurata del debito pubblico ed alla ripresa dell’inflazione che torna alla carica all’indomani dell’armistizio Iran-Iraq ( a causa del quale sono terminate per l’Italia le commesse belliche e la pacchia petrolifera), dall’altro abbiamo una crescente spesa sanitaria e previdenziale dovuta alle dinamiche stesse del post-industriale che implica la dilatazione a dismisura del terziario.

Un minaccioso ricatto politico umilia allora l’Italia dei deboli: se poi tutti o solo gran parte dei servizi venissero privatizzati - ci dicono - ci sarebbero risparmi e manageriali efficienze così come avviene in USA o Gran Bretagna. Ma occorre veramente credere nella possibilità di un imminente e progressivo annubilamento mentale dell’intero Popolo Italiano per proferire tale farneticazione ? Probabilmente il solito andazzo all’italiana approderebbe a questa argomentazione: poichè i guasti sono stati combinati precedentemente allora di fronte all’ipotetica privatizzazione delle pubbliche iniziative è giusto che il nuovo proprietario dell’azienda sanitaria e previdenziale nazionale abbia il suo legale via libera alla ristrutturazione aziendale, ossia al licenziamento forzato dal quale potrebbe poi perpetuarsi una nuova configurazione di ricatti politici: per continuare a restare occupati occorre politicamente pensare in un modo gradito alla Direzione.

Se si vuole invece una concorrenza leale con le strutture private sanitarie - come quelle scolastiche - è importantissimo che il discorso dugli eventuali finanziamenti siano controllati da quello stesso Popolo da cui proviene il gettito fiscale nazionale ed in cui risiede l’orgogliosa pretesa di un buon funzionamento dello Stato, come appunto la pubblica Sanità. Ogni giubilio allelujatico sulla libera iniziativa farebbe ben poca strada se solo osservassimo il fatto che - in nome di una pretesa razionalità finanziaria - gli organici stabili non esistono affatto nelle strutture private e che se ad un utente occorresse un intervento urgente la direzione della clinica sarebbe costretta a racimolare il soccorso dei medici ospedalieri pubblici sparsi qua e là.

Ecco dunque - dimostrato dai fatti ed invocato dal buon senso della maggioranza - che un vero Stato di Diritto ( ed in più democristiano ) dovrebbe fare del servizio sanitario il paradigma della sua stessa civiltà se vuole respingere le fondatissime accuse che lo vedono trattare gli indifesi ed i deboli considerati all’interno del proletariato post-industriale. Pertanto di fronte alle arroganti follie ministeriali di tagli a dritta e a manca il bicentenario della Rivoluzione Francese non può suggestivamente non riportarci all’opportunità di nuovi sferragliamenti della ghigliottina la quale, coi suoi realissimi tagli, imporrebbe a chi di dovere una urgentissima correzione al tendenziale andamento dei continui risparmi di spesa pubblica i quali nascondono invece ben altro significato: il rifiuto categorico da parte dei magnati di metter mano al portafoglio per sostenere fiscalmente le spese sociali necessarie al mantenimento dei vecchi vantaggi di cui già godeva il Popolo.

Comunque le analogie con quanto avvenne nel 1789 francese sono sorprendenti: debito pubblico incontrollato al limite della bancarotta, paralisi legislativa ( oggi consistente nella presenza in Italia di oltre 70 mila leggi ) e mantenimento di assurdi privilegi fiscali ( ossia evasione fiscale per oltre 800 miliardi di lire al giorno )

Per concludere credo veramenrte opportuno appropriarmi di una frase di Norberto Bobbio prelevata addirittura dal quotidiano del più grande sostenitore della privatizzazione - il sig. Agnelli - LA Stampa del 6 gennaio ‘89, ivi riportata in seguito all’intervista Heinrich Boll:

<< Tutto è gettato sul mercato; è in corso una svendita continua, una liquidazione continua, ammettiamolo tranquillamente, anche di valori. In un mondo in cui sono molti i potenti in grado di comperare, oltre ai reni per i figli malati, anche l’onore, la dignità e la coscienza di coloro che potere non hanno, c’è da rallegrarsi quaando si trovi ancora qualcuno non disposto a vendersi.

Camerino 18 marzo 1989

Cesare-Maria TESTA.

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