L E T T E R A S E T T A N T A Q U A T T R E S I M A

P r o l o g o . Questo documento nasce in occasione della fersta dell’Arma dei Carabinieri ed è servita al suo autore da esercitazione mentale e da antitodo alla <noia> per i lunghi intervalli tra un appuntamento giudiziario e l’altro. La composizione si articola in vari excursus critici di notevole interesse storico e con immancabili contorni filosofici.

P r e s e n t a z i o n e . La lettera è animata dal costante sfondo argomentativo del pessimismo antropologico. Infatti ogni analisi realistica dei fatti umani seriamente affrontata non piuò che condurre la ragione sull’unico versannte in cui è in grado di muoversi l’azione umana: la malvagità finalzzata ad un benessere considerato realizzabile solo a spese del prossimo

 

Confluenza Palingenetica per il Nuovo Millennio

e per la fondazione dello Stato Etico

Al Comando Generale dell’Arma dei CC . . Roma

al Ministro dell’Interno =

al Cpomando Territoriale Carabinieri Ancona

= = = Perugia

= provinciale = Macerata

al C.nte di tutti i CC di . . . . Camerino

al M.llo Sabbatini C:ma Carabinieri . . . "

ai Militi di truppa dell’Arma dei Carabinieri . . loro sedi e p. con.

al Prefetto di Macerata . . . . sede.

a vari giornali . . . . . . loro sedi

Oggetto: Argomento sull’ Arma dei Carabinieri: dal terrore anti-

giacobino all’attuale forma di inquisizione ispano-veneziana..

 

Da tempo, specie dopo l’infamante sequestro delle mie armi per mano del mercenario Sabbatini, desidero apporre la mia acuminata penna nella gola dei ben pagati coristi che ci riempiono le orecchie di scemenze per l’occasione del 5 giugno: il genetliaco della " b e n e m e r i t a " o " p r o s t i t u t a " - se si vuole - secondo quel sincero ossequio verbale di cui si abusava fino all’avvento del teatro espressionista nel quale avvenne la definitiva associazione del concetto di prostituzione a quello di venditrice d’amore al miglior offerente cui s’usa ancor oggi intendere.

La mia occupazione professionale, unita ad un particolare orientamento filosofico, non avrebbe potuto sortire altro che in questa singolare analisi storica sulla ragion d’essere o ‘’Principio di Ragion Sufficiente ‘’ dell’Arma nei secoli fedele a chi meglio la paga. E’ comunque indubitabile il fatto che la storia dei Carabinieri si intreccia funestamente con quella del casato Savoja ed infine con quella italiana post-unitaria, fino ad oggi.. Se dunque si volesse davvero configurare per questa povera Italia un futuro migliore occorrerebbe - così come tutti assicurano di avere a cuore - che venissero disciolti per primo tutti i reparti di questo sbirraggio.

Il 5 giugno scorso - solo per impegni scolastici di fine d’anno non mi è stato possibile approntare in tempo quest’analisi - sono stati celebrati i 183 anni di vita dell’Arma fedele, mostro multiforme- come Proteo - nato nel 1814 dopo una lunga gestazione a seguito del concepimento, avvenuto in Vandea, originato dal concubinaggio tra la Chiesa Romana - quella si ch’ è una gran puttana - ed il terrore bianco. Vandea infatti è - oltre una regione a nord-ovest di Parigi - una categoria storica configurabile come la più accanita opposizione agli sviluppi giacobini della fase repubblicana della Rivoluzione Francese.

Nel linguaggio specifico della politica VANDEA é là dove in una qualsiasi assemblea una certa minoranza si ostina a permanenre irriducibilmente su posizioni proprie L’attenzione da parte degli storici della Rivoluzione Francese per la Vandea è legata ad una diffusa e tenace renitenza alla coscrizione obbligatoria la quale si era resa necessaria dopo la tragicissima prodezza di Charlotte Corday contro Marat. La Vandea restò praticamente indomita fino a Napoleone procedendo - anche se a caro prezzo di oltre cento mila morti per rappresaglie e battaglie regolari - ad ogni sorta di subordinazione e di violenza contro il governo di Parigi. Alla Chiesa Romana non sembrò neppure vero inserirsi nella lotta a sostegno del ripristino dei diritti feudali contribuendo così - e molto più di quanto non avessero fatto in tutta la Francia i preti refrattari - alla radicalizzazione di una lotta assolutamente antistorica nel senso, se è vero come è vero, che la notte del 4 agosto 1789 era stata solennemente proclamata la caduta del feudalesimo, visto anche come caratteristico sistema di produzione, estinto per sempre e dalla sua dissoluzione ne sarebbe nata una nuova realtà.

Se il vile ed inetto Luigi XVI e la sua intrigante moglie austriaca non avesse tentato di fuggire per timore di essere scoperto di infame tradimento contro il suo Popolo, sarebbero state risparmiate indicibili sofferenze ma di Storia non si può parlare ricorrendo ai <se> o modificando il ruolo effettivamente svolto da personaggi ed idee. Ma è il pensiero di Rousseau il grande protagonista della fase repubblicana della Rivoluzione Feancese anche se la predominante componente borghese non fece mai sì che si fosse arrivato alla proprietà comune della terra agricola, il vero fondamento di ogni autentica svolta utopica.

Permanendo sulla direzione del contrattualismo il Rousseau è convinto che il potere è legittimo soltanto se i membri della collettività accettano l’ alienazione dei diritti privati a favore dei diritti della comunità di fronte alla quale non deve erigersi a contrasto alcun diritto individuale privato. Fondamento di una c o m u n i t à in cui il potere comunitario sia nettamente superiore a quello del capriccio dei privilegiati è certamente nient’altro che la sublimazione etico-politica del risentimento rancoroso delle moltitudini di poveri cristi m a è anche il cardine dello spirito di corpo senza cui anche tra i reparti di Carabinieri si metterebbe ben presto il dito sul grilletto. Che sarebbe infatti di un qualsiasi aggregato militare od anche banda di briganti se ci si dimenticasse della medesima comunità di scopi dato che la somma algebrica delle volontà particolari non può avere altra finalità che non quella dell’interesse privato, ovvero l’estto contrario dello spirito di corpo , ossia della volontà generale? Da qui al celeberrimo discorso del 2 dicembre 1792 tenuto al Club dei Giacobini dallo stesso Maximilien Robespierre, il passo è molto breve:

<<....Il vero modo di testimoniare il proprio rispetto per il Popolo non è di addormentarlo vantandogli la sua forza e la sua libertà, è quello di difenderlo e di premunirlo contro i suoi stessi difetti; poichè anche il popolo ha dei difetti. "Il Popolo è pronto " è in questo senso una frase molto pericolosa. Nessuno ci ha dato un’idea del Popolo più giusta di Rousseau, perchè nessuno lo ha amato più di lui: !Il Popolo vuol sempre il bene, ma non lo vede sempre ". Per completare la teoria dei princìpi di governo basterebbe aggiungere: i mandatari del Popolo vedono spesso il Bene ma non lo vogliono sempre. Il Popolo vuole il Bene perchè il Bene pubblico è il suo stesso interesse, perchè le buone leggi sono la sua salvaguardia: i suoi mandatari non lo vogliono sempre perchè si forma UN INTERESSE SEPARATO DAL SUO e vogliono rivolgere a profitto del loro orgoglio l’autorità che esso confida loro...>>

Se a Parigi Robespierre - il vurtuoso che aborriva il sangue e la guerra e che scomparve durante tutto il giugno ‘94 per meglio preparare decreti di clemenza e sanatorie invece di annientare i nemici mandandoli tutti all’inferno - fu travolto, privo di protezione, dallo stesso meccanismo politico-giudiziario che egli era stato costretto ad attivare, ciò così fu perchè i sanculotti erano partiti tutti volontari per le vittoriose armate popolari rivoluzionarie che, senza la precisa intenzione di alcuno, si stavano trasformando in gigantesche macchine belliche di irresistibile entusiasmo tra le quali ogni straniero amico avrebbe potuto aggregarsi purchè fosse stato convinto della necessità di abbattere ovunque i privilegi feudali. Fu questo il magico collante che cementò vittoriosamente le armate napoleoniche, irresistibili e travolgenti perchè i quadri comando venivano eletti per acclamazione diretta dalla truppa. Quelle baionette portarono semi-inconsapevolmente in Europa, da Lisbona a Varsavia così come da Palermo ad Amsterdam, l’immagine di una Storia non più intesa come meccanicistica replica di vicende umane e di ordini trascendenti prestabiliti ma come autentica auto-formazione del Mondo a fortissima carica mistica secondo cui l’essenza della spiritualità umana consiste nel tracciare liberamente la rotta della Storia come unica condizione di progresso.

Dunque le armate francesi comandate dal Buonaparte erano giacobine ma il loro comandante supremo no! Anzi, era un impostore mercenario ricattato ed asservito al vero potere di sempre: quello del malaffare e dell’equivoco cercato ad ogni costo. Tutto ciò però non impedì il fatto che Napoleone fosse interpretato come la conseguenza diretta della Rivoluzione Francese. Infatti le avanguardie sanculotte e giacobine delle sue irresistibili armate combatterono per abolire i privilegi feudali di preti e di nobili fannulloni espropriati - tra l’altro - per la delizia della borghesia possidente e mercantile finalmente liberata dalle odiose gabelle. A poche decine di miglia dalle retrovie del suo possente esercito il Buonaparte invece, all’insaputa della truppa ormai tutta sciovinista, sopprimeva con cura il sistema politico costituzionale e democratico, strangolava la libertà di espressione anche se contemporaneamente curava la diffusione del famoso codice civile stilato dai migliori giuristi dell’Illuminismo ma distruggendo le tipografie sospette di pubblicazioni clandestine: inoltre procurava molto lavoro ai plotoni d’esecuzione capitale attivati contro il dissenso politico ed il reato d’opinione.

E’ stato così dunque che i sanculotti impegnati al fronte di guerra non avevano potuto accorgersi nè della decollazione di Robespierre e dei suoi 90 collaboratori giacobini nè del fatto che dopo quella drammatica carneficina ordita dai termidoriani, il mondo della razionalità e della virtù era stato espropriato da quello del denaro e dunque del privilegio a cui segue sempre la ricchezza. Pertanto sotto il dominio di Napoleone convivono due opposte tendenze: bisogno di razionalizzazione e malaffare. Eppure quell’immensa espansione militare francese raccolse tanto successo per l’operato favorevole che preparavano quelle categorie sociali che avrebbero così tanto guadagnato dall’abolizione del sistema feudale; così com’è sempre avvenuto ogni volta che un’invasione da parte di stranieri abbia avuto fulmineo successo nel senso che gli sfruttati autoctoni li hanno sempre visti come generosi liberatori. Quei territori stranieri uniti alla Francia per opera delle sue stesse baionette costituirono il primo vero mmercato comune europeo - in funzione rigorosamente anti-feudale - tanto più vero di quello così faticosamente prospettato da Maastrich che non ha ancora chiarito le condizioni della moneta unica e che soprattutto si presenta sulla carta geografica con un vistoso tumore : la Svizzera, cuore dell’Europa ma estranea all’Europa . Napoleone invece la ridusse completamente a puro e semplice territorio metropolitano francese,

Non estirpò purtroppo un altro funestissimo cancro. il Vaticano: invece di decretare la soluzione finale di tutto il clero cattolico - così come in fondo auspicava Voltaire che sognava di vedere impiccato il papa con le budella dell’ultimo prete ucciso, riferendosi all’orribile morte inflitta all’anabattista Thomas Munzer decretata da Martin Lutero.- i giuristi di Napoleone elaborarono il primo concordato nel quale venne sancito funestamente che dei poveri se ne sarebbero interessati i preti i le monache ma coi soldi dello Stato. ovviamente e che le cose sarebbero andate in questo modo lo aveva prefigurato il mio eccelso maestro Niccolò Mchiavelli il quale così ci dice:

<< . . .O el principe spende del suo o de’ suoi sudditi o di quello d’altri: nel primo caso debbe essere parco; nell’altro non debbe lasciare indietro alcuna parte di liberalità. E quel principe che - come Napoleone - va con li eserciti, che si pasce di prede , di sacchi e di taglie, maneggia quel di altri, li è necessaria questa liberalità . . . E di quello che non è tuo o di sudditi tuoi si può essere più largo donatore, come fu Ciro,

Cesare e Alessandro; perchè lo spendere quello d’altri non ti toglie reputazione ma te ne aggiunge; solamente lo spendere el tuo è quello che ti nuoce. E non ci è cosa che consumi se stessa quanto la liberalità. >> (Da il Principe, cap XVI).

Hitler fu ancor più impostore di Napoleone non perchè, come l’altro, invase a tradimento la Russia o perchè alla ‘soluzione finale’ anti-ebraica non incluse anche quella contro i preti, nè perchè stipulò addirittura con il Vaticano un nuovo concordato quanto perchè lasciò indisturbata la Svizzera notoriamente piena zeppa di giudei banchieri, secondo anche quanto sta venendo alla luce in questi ultimi tempi nei quali apprendiamo che le spoliazioni dei milioni di giustiziandi ebrei, comprese le protesi dentarie, venivano fuse in lingotti da custodire nelle banche giudaiche residenti nella < neutrale > Svizzera. In questo guazzabuglio di contraddizioni ci sono due ampi spazi tematici per coltivare la rivolta contro Napoleone fin da quando egli riapparve sfinito dalla disastrosa Campagna di Russia:

1) quello offerto dalla Germania ribelle e da tutto il mondo tedesco e luterano; 2) quello presentato dal risorto ducato della Savoia che fa suoi i canoni di opposizione a Parigi propri della Vandea. I Tedeschi puntarono sulla cultura, sulla filosofia, sulla fulgida tradizione musicale e letteraria, sulla libertà indicata da Herder e da cui intesa come realizzazione spirituale dell’uomo coronabile soltanto nella sfera soprattutto etica della volontà generale indicata da Rousseau e dalla tradizione platonico-utopistica stupendamente riaffermata dalla filosofia di Hegel da cui si configurerà come libera moralità individuale spontaneamente aderente ai valori comunitari del Diritto Naturale germanico, collettivamente quanto costitutivamente condiviso dai tutti i membri comunitari dell’uniformità culturale tedesca.

Se infatti osserviamo una carta geografica linguistica dell’Europa ci si accorge al primo colpo d’occhio che c’è corrispondenza con gli attuali confini politici dell’Inghilterra, della Francia, del Portogallo, della Spagna - già saldamente stati nazionali - e della Germania che, ovviamente non costituiva ancora stato nazionale ma ne possiedeva i necessari requisiti. Ciò significa che, ieri come oggi, chi avesse sentito parlare insieme una persona della regione del Roussillon o del Nord-Pas-de-Calais in Francia, oppure una del Wurttemberg con un’altra dello Schleswig-Holstein non avrebbe trovato ne troverebbe oggi alcuna analogia con quanto avveniva ed avviene oggi nel caso in cui parlassero assieme un napoletano con un fiorentino oppure un anconetano con un bolognese, per non dire addirittura tra un trapanese ed un veneziano!

Non solo l’Italia manca completamente di un passato da cui rinvenire qualche ragione di unità ma addirittura sia Odoacre - il primo re d’Italia - che Vittorio Emanuele II - il secondo re d’Italia - non erano italiani nè si esprimevano in italiano, .analogamente a quanto avvenne per i primi Carabinieri parlanti una lingua straniera. Pertanto l’accostamento Savoja-Carabinieri è insopportabilmente funesto per la disgraziata Italia Se aggiungiamo poi l’11 febbraio ‘29 allora capiremo fin troppo bene come si è arrivati ai micidiali sottopoteri mafiosi che attualmente tengono in pugno il Bel Paese. E’ alle vicende del casato dei Savoja dunque che risale l’incubazione dei Carabinieri e ciò comporta la necessità di una breve analisi delle vicende più significative del famigerato ducato savojardo.

Il regno feudale di Francia già intormo al Mille ebbe seri guai con il regno di Borgogna. Verso la fine del 1454, con la Pace di Lodi: ritroviamo la Borgogna molto più a nord e priva della costa mediterranea ora in mano a Genova ma i Savojardi hanno un grande territorio con possesso di Nizza.

Nel secolo XVII la Borgogna è già sparita ed al suo posto c’è il duacato savojardo imperniato attorno al Monte Bianco ma con forti pretese di sbocco sul mare ai danni sia della Francia che della repubblica di Genova. Cosa non fecero i savojardi pur di espandersi verso il golfo ligure e la Camargue: si allearono con tutti i nemici della Francia e di Genova e dunque con gli Spagnoli e con gli Austriaci e con tutti coloro dalla cui unione sarebbe stato possibile procurare nocumento allo stato nazionale francese: E’ allora molto semplice capire cosa avvenne già alle prime avvisaglie di declino della fortuna napoleonica: la Savoja divenne la nuova Vandea con ripristino dei servaggi feudali, abolizione del Codice Napoleonico e di tutto ciò che avrebbe potuto danneggiare lo sfruttamento sul quale i nobili e i preti fondavano la loro fortuna. Per cancellare per sempre le impronte lasciate dalle armate giacobine si intraprese la via più sbrigativa: poichè gli unici nemici buoni sono quelli morti, per la migliore riuscita di questo saggio principio di ragion politica venne decretato che tutti i sostenitori del dettame politico-economico di Napoleone fossero abbattuti a vista con la colubrina senza prigionieri. A ciò pensò bene l’Arma dei Carabinieri, da quasi due secoli fedele a chi meglio la paga mentre al Congresso di Vienna l’opera dei Savoja - anche se incalliti maestri del voltafaccia - ebbe un lusinghiero riconoscimento da parte dell’Austria e delle altre potenze vittoriose a Waterloo.

Così, mentre la Germania si incamminava sulla strada della concezione organicistica della società, del territorio e dello Stato, il Regno di Sardegna intraprese quella dell’equivoco, del tradimento e la baratteria imprimendo successivamente al futuro regno d’Italia la stessa ignominosa politica dell’opportunismo, dell’imbroglio, del malaffare, della furbizia: i componenti del fertilissimo humus su cui alligna la mafia. Infatti nella società piemontese imperava l’adesione a norme di comportamento valide per le finalità edonistiche del singolo individuo mentre in Germania si guardava con sommo interesse all’adesione etica dei valori comunitari universalmente condivisi.

Così mentre i Savoja, da bravi feudatari di montagna nonchè specialisti in esosi ricatti contro i commercianti in transito nei viottoli dei fondovalle, già utilizzavano i Carabinieri per inquisire, spiare ed anche sparare contro il Popolo e con l’indulgenza plenaria dei preti sempre specialisti - col miraggio del paradiso - a far sì che i cittadini non fossero mai stati in condizione di avere come scopo del loro agire gli altri inoltre aizzandoli anche l’un l’altro per meglio convincerli che la vera vita non può essre di questo mondo, in Germania si afferma addirittura il principio dell’armonia universale come presupposto platonico di ogni vera comunità umana la quale, pur dovendo restare necessariamente diversificata, riaffermava il concetto di mutua collaborazione indispensabile agli uomini per vivere socialmente e per ovviare esaudientemente ai loro bisogni privati e collettivi.

Così mentre nello stato piemontese ben protetto a vista da ben pagati schierami di Carabinieri, si riaffermava la supremazia del Diritto Romano - ossia privato - col quale soltanto è possibile difendere l’istituto dello sfruttamento schiavistico, in Germania i giovani intellettuali romantici erano impegnati a dimostrare che il Diritto deve favorire la convivenza sociale e pertanto esso non può essere altro che l’espressione, visibile e stampata sui codici, dell’Eticità intesa come sublime sforzo da parte del Popolo di sentirsi materia costitutiva di un grande organismo in cui le parti, sebbene differenziate, sono integralmente connesse con le sorti della Totalità. Ciò allora comporta necessariamente il fatto che spetta allo Stato Etico il compito irrinunciabile di organizzare la società .ed i preti e i liberali paventano così tanto l’identità di Diritto-Eticità al punto che la cattolica Austria e la luteraana Germania non andarono nè vanno per questo motivo molto d’accordo.

L’entelècheia, ossia la sua ragion d’essere rivolta al passaggio costitutivo dalla potenza all’atto, fu dai Carabinieri pienamente raggiunta durante la I Guerra Mondiale: il tutto è con straordinaria chiarezza concentrato in una emblematica filastrocca che circolava negli ambienti della <<Real Casa >> e dei comandi centrali e periferici dell’Arma nei secoli fedele:

Io ti chiedo perdono, ignoto FANTE

se qualche volta t’ho recato noia.

Quante "scartoffie" mentre tu GIGANTE

balzavi fiero al grido di "Savoja"!

Ma se ci pensi, anch’io ho un pò di gloria:

tu battevi ( con granate e schioppettate )il nemico;

io (con il picchiettio della macchina da scrivere ) la Vittoria.

Dietro l’apparente ingenuità di queste frasi si nasconde il ruolo costitutivo della polizia militare: quello di restare nelle retrovie per sparare comodamente alla schiena dei poveri fanti italiani non del tutto convinti che fosse valsa la pena di farsi sbudellare dagli Austriaci. Sia dopo 100 o 183 anni dalla sua funesta venuta al mondo, l’Arma nei secoli fedele a chi meglio la paga ha mantenuto - tant’è, come d’altra parte è metafisicamente necessario - la sua essenza costitutiva: quella di restare appostata per colpire alle spalle il Popolo, quasi quasi si trattasse di un "pò pollo". Come tante altre volte io ho però affermato nelle mie lettere, la più brillante delle operazioni militari resta pur sempre quello di sparare alle spalle di coloro che si sono appostati per spararci alle spalle. Chi mai dunque dei miei somari interlocutori giurerebbe che moltissimi Carabinieri rifiuterebbero a priori queste mie riflessioni ?

La Storia - e lo ripeto - si mantiene libera ed imprevedibile, ed a ciò Hegel dà nome di Astuzia della Ragione, ma è anche priva di progetto: non, allora, che ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale bensì che ciò che è reale è irrazionale e ciò che è razionale è irreale. Queste considerazioni poggiano su altri due fronti argomentativi

1) la perdita di memoria da parte delle generazioni nate dopo i tachisismi della Storia, dato che la necessità di conoscenza porta gli uomini a verificare direttamente e sulla propria pelle ogni dato dell’esperienza , anche tragico;

2) l’imprevedibile tradimento - cifra più assoluta e più vera di ogni concetto di libertà - da parte degli insospettabili e ciò è tanto più vero se si considera quanto ci viene propinato dal fatto che le Forze Armate Italiane sono presentate come la garanzia dell’anti-secessionismo MA una bella statistica ufficiale su come la pensino realmente i militari sulla separazione, minacciata da Bossi non la propone proprio nessuno perchè è ben chiaro che ciò potrebbe daere fuoco alla miccia di una edizione padano-appenninica degli scenari balcanici. Il fatto poi che il 90 % degli armati in divisa siano nativi di quel profondo Sud a cui non conviene affatto la secessione non prefigura la matematica necessità del fatto che i militari stessi non siano i primi a metter mano alle armi dato che, come meridionali, sono stati allevati nell’infezione della mafia, della ‘ndrangheta e della camorra, all’interno delle quali ben sappiamo quanto sia preminente il regolamento dei conti.

Io non sono pertanto così scemo dal dichiarare guerra a tutte le Forze Armate ed a tutti i Carabinieri anche perchè al loro interno i contrasti e la concorrenzialità sono a livelli molto accentuati non tanto per colpa diretta degli armati quanto per la tradizionale politica militare dell’Italia clerico-fascista che ha fatto della gerarchia il canale privilegiato del <<divide et impera >> .Pertanto non solo tra Polizia e Carabinieri non vorrei mai trovarmi in mezzo, o tra Guardie di Vigilanza e quelle di Finanza ma nell’ambito di una stessa arma viene mantenuto un clima di lavoro troppo individualista e generatore di attrito certamente funzionale al dominio ma anche molto pericoloso per l’avvio di qualche mattanza. Anche l’Impero di Roma fu travolto da regolamenti di conti tra legioni contro legioni, pretoriani contro centurie di cavalieri e chi più ne sa più ne metta. Il significato di tutte queste stupide ma pericolose furbizie all’italiana si riassume nello stipendio troppo diversificato, nella differenziazione del rancio della truppa da quello degli ufficiali così come delle mense e dei circoli interdetti a coloro ai quali poi si chiede di marciare in prima linea magari per non morire smitragliati dal carabiniere appostato per abbattere i fifoni. Anche nei Carabinieri, tra truppa e marescialli, specialmente quelli di 21 anni - esaltati che non capiscono un cazzo a motivo dell’esasperazione alla loro pretesa attitudine al comando- i rapporti con la truppa anziana sono drammatici se non altro per il vistoso divario nella busta paga molto più appagante per i marescialletti galletti - tendenti a metter su trippa dietro una scrivania, telefono e computer per le schedature elettroniche che non per i vecchi capponi graduati che sanno in fondo di essere in analogia con la carne da macello dei fanti che finivano sbudellati al grido di Savoja: la dinastia straniera di briganti montanari a cui i Carabinieri legano le loro presunte gloriose origini. Stanti così le cose ci sono molti militi che mi hanno dato ragione dopo aver letto i miei sediziosi proclami in attesa della imminente pubblicazione.

Credo pertanto di essere stato a sufficienza convincente nel render noto il fatto che l’asperrimo contrasto tra il mercenario Sabbatini e me non comporta una battaglia campale contro tutti i Carabinieri ma è ovvio che l’eco delle nostre cannonate arrivino lontano. Anche se il primo scontro con gli impiegati - e quindi miei colleghi - dallo Stato risale al 3 aprile ‘95 per uno stupido verbale emesso da un semi-analfabeta della Polstrada al quale glie la feci amaramenrte pagare al punto che fui convinto dai suoi colleghi e comandante a chiedergli scusa per evitare una probabile carneficina per follia omicida da dapressione maniacale, è con il Sabbatini che il livello del contenzioso, divenuto per lui insopportabilmente tragicomico, ha raggiunto un’intensità politica dirompente quanto critica perchè mi è stato così possibile dimostrare che nonostante l’Italia ufficiale si vanti di libertà e democrazia in effetti domina l’osurantismo, la spiata, l’inquisizione e l’inganno perpetrati anche con l’operato dei Carabinieri: lo strumento poliziesco più tenacemente anti-popolare. Quel lurido mercenario infatti mi ha marchiato a fuoco con un infamante decreto di pazzia solo perchè sto lottando per una figlia completamente invalida la quale non solo io non volevo fosse venuta al mondo per un gravissimo esito neurologico della madre quanto perchè mi è stata tenuta artificialmente in vita durante una intera settimana per essermi poi stata riconsegnata come un oggetto riparato per effetto gratuito di garanzia e perchè come risarcimento - del fatto che un medico democristiano ha terroristicamente distolto mia moglie dall’aborto terapeutico - chiedo allo Stato di permettermi di compiere il mio dovere di insegnante nel migliore dei modi.

Insieme a loro anche i preti, i banchieri, industriali, giornalisti e politici sono terrorizzati dall’eventualità che le Forze Armate vengano infettate dall’idea dello Stato Etico, quella sana concezione organicistica della vita nazionale i cui nemici debbono essere eliminati col criterio della terapia antibiotica: o più pittorescamente con la configurazione del trattamento riservato ai sorci sorpresi ad imbrattare la dispensa di famiglia: l’ a n n i e n t a m e n t o !

l’annientamento. Dichiaro pertanto, con orgoglio e con la coscienza di essere un educatore, perchè sono un educatore e sempre pretenderò di essere considerato tale, che per amore verso il Popolo io inveirei col mio kalanshnikov sulla carogna del mercenario Sabbatini appena giustiziato dai suoi stessi subalterni nel cortile della ‘’sua ‘’ caserma, così come il comando supremo austro-ungarico aveva imposto ai suoi militi di continuare a crivellare i corpi dei nostri poveri fanti fino a ridurli in un’orrida poltiglia di merda e sangue, secondo il principio della strafexpedition come risposta all’abominevole voltafaccia perpetrato dai Savoja..

Il Sabbatini inoltre costituisce l’emblema del Carabiniere stupido delle barzellette: infatti non ha pensato, nel denunciarmi, che non troverà mai nessun magistrato disposto a celebrare un simile preocesso così come non sarà mai celebrato quello relativo allo scandalo dello Scientifico di Macerata del 1992.

A dire il vero tutti i militari tendono alla stupidità in quanto sono costitutivamente portati a vedere ovunque la presenza di un nemico. La condizione primaria di questa stupidità sta comunque nel fatto che i militari, forti della loro arroganza e dei sostanziosi privilegi che sempre sanno estorcere ai politici, non capiscono che, calpestando il ceto medio sano e laborioso a cui anch’io appartengo, essi si scavano la fossa perchè anche i Carabinieri hanno bisogno di scuole efficienti, ospedali seri e puliti, commercianti onesti e professionisti preparati. Se ciò venisse meno sarebbero proprio gli stolti militari ad iniziare tra di loro ed in prima persona la grande mattanza.

Riporta oggi la prima pagina del "Giornale " :<< Manicomio Italia: un giornalista si finge maestro e gli danno una classe >>: io invece ho un decreto prefettizio e ministeriale di infermità mentale, pericolosità sociale ed interdizione per sempre all’uso e possesso di armi ed anch’io, per incrementare la storia del manicomio Italia , solo se il Giornale ne pubblicasse. avrei tanto materiale da tener impegnati i lettori per oltre un mese.

Camerino 24 giugno 1997

Cesare-Maria TESTA

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