L E T T E R A S E T T A N T O T T E S I M A

Prologo L’estate 1997 trascorre piuttosto sonnecchiosa dal punto di vista giudiziario se si esclude l’incontro del 1° luglio con la dott.ssa Borrelli della Procura Regionale della Corte dei Conti di Ancona già riportato nella lettera 73.a.

In detto incontro fu redatto un verbale sulle risposte alle domande rivoltemi dalla bella magistratessa tenacemente intenta a dedurre con una sua propria legittimazione argomentativa che io dovevo essere colpevole non volendo ella sentirne di credere al fatto che il segretario del Liceo Scientifico maceratese, Vincenzo Porzi, mi avesse assicurato che per lo Stato il costo del rimborso benzina per spostamenti giornalieri o quello per le spese di albergo e vitto sarebbero state equivalenti.

Presentazione. Il giorno 7 agosto mi raggiuge il seguente protocollo N.1907/Bor spedito dalla dott.ssa Angela Borrelli Porreca qui sotto fedelmente riportato

<< In relazione alla sua con la quale mi fornisce chiarimenti in ordine alla somma effettivamente percepita, La informo che da riscontri effettuati sia presso il Liceo Scientifico Galilei che presso il Provveditorato agli Studi la sua posizione risulta la seguente:

somma percepita £ 2.893.740

somma spettante £ 914.589

somma da recuperare £ 1.979.151.

Nel caso Ella volesse provvedere al versamento della somma - come è avvenuto da parte di tutti gli altri componenti la 1^ Commissione - dovrà versare nella Tesoreria dello stato, al Capo 13 capitolo 3550 causale "Entrate eventuali e diverse concernenti il Ministero della Pubblica Istruzione - "Restituzione somma indebitamente percepita" ( le sottolineature sono mie ) la somma di £ 1.979.000 e trasmettere la relativa quietanza a quest’Ufficio entro il 15 settembre 1997.

f.to Il Procuratore Generale

( Dott. Angela Borrelli Porreca) >>

Chissà se sia il caso di ringraziare la dott.ssa Borrelli per il generoso sconto di 151 lire sui quasi due milioni di cui si vorrebbe alleggerire la mia ‘saccoccia’. La severa istitutrice mi ritenne inattendibile e dunque colpevole di delitto doloso contro il denaro del Popolo - ossia contro l’Erario Pubblico - non tanto perchè non fui al momento in grado di riferirle l’esartto ammontare del denaro ricevuto dalla segreteria di quell’Istituto quale compenso per la mia prestazione di commissario d’esame quanto perchè non poteva credere che io non fossi stato all’epoca dello scandalo in grado di confrontare un rimborso per spese di viaggio in proprio con il costo della permanenza in albergo. L’indurimento mentale della Borrelli infatti è giunto ad un punto tale che non le passa neppure per l’anticamera del cervello che l’Italia è piena di cittadini che non si possono permettere di trascorrere neppure un giorno in albergo; e uno di questi sono io.

Confluenza Palingenetica per il Nuovo Millennio

e per la Fondazione dello Stato Etico

Al Procuratore Regionale Angela Borrelli Porreca Ancona e p. c.

al Presidente della Repubblica Roma,

alla Direzione della Corte dei Conti =,

al Consiglio Superiore della Magistratura =,

al Ministro della Pubblica Istruzione =,

al Ministro dell’Interno =,

al m.llo Sabbatini - CC di Camerino

alla Procura della Repubblica Firenze,

alla = = Perugia,

alla = = Ancona

alla = = Macerata,

\ alla = = Camerino

al Prefetto di Macerata,

al Provveditore agli Studi =

a vari giornali sedi

Oggetto: l’utero, la vagina e il cervello: le nuove cate-

gorie mentali dell’Ermeneutica Giuridica.

Fu nel dicembre del ‘77 - lo ricordo bene - che il dott. Eli Guelfi di Castelli Calepio, allora medico di fiducia, che proruppe, durante una visita professionale per la mia primogenita, in questo offensivo "motto di spirito" sulle nostre consorti: << Le donne ragionano con l’utero ! >> intendendo il bravo dottore riferirsi agli influssi chimici delle funeste tempeste ormonali sulla psiche delle donne.

A me che non è mai venuta meno la prontezza di associazione mentale fu possibile completare al volo quella battuta scherzosa, quanto per la donna irriverente, con la seguente conclusione: << E gli uomini ragionano con la vagina >>. intendendo dire che la normale parabola dello sviluppo psico-sessuale di noi maschi dovrebbe adagiarsi in una data configurazione psichica in cui le spinte sia profonde che epifenomeniche del nostro agire siano originate da una benefica pulsione proveniente dalla libido etero-sessuale, ovviamente sublimata dall’eccellenza di un compromesso tra cuore e mente avente comunque per scopo il raggiungimento finale delle dolcezze vaginali .

Ed è così allora che, sebbene con le donne sia doverosamente squisito costruire un ambiente indiscutibilmente dignitoso e di rispetto, la cattura della vagina diventa la sostanza stessa del comportamento dell’uomo, tanto più eccellente e sublime, appunto, quanto più riuscirà a trasfigurare con gentilezza e buone maniere la sua carica erotica all’interno di corretti limiti psico-anatomici. Per altri infatti si potrebbe dire che l’uomo ragiona con l’ano o con il retto, ovviamente come sostituto della vagina e dell’imene. A me questo aspetto dopo il terzo anno di vita non mi ha mai più interessato: anzi, il mio disprezzo è assoluto per gli ano-sadici in quanto essi sono sommossi dall’istinto di morte mentre io sono innamorato della vita e la vagina è senz’altro la sua la sua corsia preferenziale.

Cercando la disposizione analogica dei quattro elementi donna, utero; uomo vagina analizzai l’opportunità di un qualche sillogismo per un più serio percorso veritativo che andasse ben al di là di quello barzellettiero ma non mi sovvenne nulla di interessante per la possibilità di una seria deduzione se non questo dato che ora, a distanza di quattro lustri, appare provvidenziale per mettere in giusto e doveroso ridicolo lo stupido documento abortito dalla troppo furba testolina della dott.ssa Borrelli: sia ragionando attraverso l’utero sia mediante la vagina, senza il pensiero e la relativa attività cerebrale non sarebbe possibile neppure una barzelletta. Dunque il signore assoluto anche, delle scemenze, resta pur sempre il cervello.

Quest’ultima iniziativa della bella Angiolina mi ha spinto all’utilizzo argomentativo di quella famosa battuta così ora da me risistemata: non tanto dunque l’utero sta alla donna come la vagina all’uomo bensì la vagina sta all’ìutero come il cervello sta alla vagina; invertendo l’ordine dei quattro elementi si può allora impostare questo interessante sillogismo: il cervello é come un utero e la vagina ne costituisce il loro termine medio.

Che il cervello e l’utero fossero strettamente imparentati lo intuì per primo l’antidemocratico Socrate "maieutico" sia nell’affermare enigmaticamente che la Virtù è scienza sia quando proponeva la novità filosofica riguardante il concetto da intendersi come fecondo sviluppo di ciò che è già dato alla mente con ciò che le proviene da fuori attraverso la sensibilità. Purtroppo per lo sviluppo della logica, troppo illusoriamente Socrate si adagiava sull’assunto personale che l’induzione fosse molto più precisa della deduzione quando invece i termini dell’una o dell’altra sono posti in un medesimo ordine la cui differenza consiste soltanto nel verso di percorrenza di quell’unica direzione.

Chi riprese con più fecondità i nuovi interessi sull’analogia utero-cervello fu il grande anatomista inglese William Harvey ( 1578 - 1647 ) che in un celeberrimo trattato - Exercitatio de conceptione - compose delle intelligentissime analogie tra lo sviluppo del feto nell’utero ( conceptus uteri ) e l’elaborazione concettuale che avviene nel cervello (conceptus cerebri )

I due cardini di questa dotta riflessione sono i seguenti principi:

1) nihil est in intellectu quod prius non fuerit in senso;

2) le cose che non si toccano reciprocamente non hanno possibilità di agire nè possono essere mescolate insieme senza venir manipolate.

Dal primo principio si evince che tutto ciò che è entrato nel nostro intelletto-utero a fecondare gli ovuli ivi residenti proviene necessariamente dall’esterno; dal secondo termine invece apprendiamo che ogni frutto, sia della mente che dell’utero, è sempre il risultato di un contatto foriero di ulteriori complessi sviluppi che a loro volta spingono all’infinito ad altre "generazioni". Conceptus infatti viene da concipere che, tradotto dal latino suona come concepire un’idea; concepitus invece viene da concupiscere che in italiano viene espresso con desiderare intensamente. Non è difficile allora osservare come l’idea di vagina sia estremamente conforme sia all’area concettuale del concepire che a quella psicologica del concupire in quanto la vagina come espressione di piacere paradisiaco è legata al concepimento - sia pur esso voluto quanto scongiurato - di un feto. Il mondo della sensibilità invece è legato al concepimento che avviene nella mente e che è tanto più fecondo quanto più piacevoli sono le sensazioni stesse.

E’ il concetto di piacere dunque che accomuna a sè sia la vagina che la conoscenza sensibile ed è per questo che concludo logicamente -. ossia concatenatamente - che tra il cervello e l’utero domina l’idea del piacere, ossia della vagina.

Questa nuova lettera, composta l’11 agosto giorno stesso di ricevimento del protocollo giudiziario emesso ai miei danni dalla Borrelli, la 78.a della mia raccolta di prossima pubblicazione ( la prima arriva fino alla 62.a ed è già pronta per la stampa computerizzata mentre questa seconda parte terminerà solo con la celebrazione del processo 837 / 92 polverosamente ibernato dalle maceratesi toghe sporche ) é la diretta ed immadiata risposta alla malevola quanto finta ingenuità della magistratessina Borrelli troppo avvezza ai ‘’conti senza l’oste’’. Come tanti altri frega-stipendio dei suoi colleghi infatti:

1) voleva inizialmete invitarmi a raccontarle comodamente senza alcuna convocazione ma per iscritto quello che cazzo mi pareva;

ù 2) poi ha recepito i miei sferzanti avvertimenti a non mettersi dal versante dei nemici di quello stesso Popolo costretta ad evocare a norma dell’Art. 101 della nostra Santissima Costituzione: vedendosi così costretta a convocarmi arrogantemente il 1° luglio nonostante avvertita dei miei impegni in comnmissione d’Esame di Stato, un’importsantissima funzione pubblica che neppure una magistratina deve interromperne gli eventuali impegni pomeridiani da parte di commissari;

3) ora, nonostante nel verbale le avessi dichiarato le passate giostre giudiziarie tra togati saltimbanchi e me per costringere una magistratura costitutivamente mafiosa a celebrare con rito dibattimentale ed accusatorio, la striminzita genialità della furbacchiona Borrelli ha decretato "ex cathedra" una pena pecuniaria di £ 1.979.000 per l’ignobile truffa perpetrata nel ‘92 allo Scientifico Galilei di Macerata e con la criminale copertura burocratica offerta dal provveditore Ventrone , senza la quale sarebbe stato vano ogni tentativo di latrocinio ai danni dello Stato.

La nota caratteristica dell’incontro del 1^ luglio scorso con la Borrelli - assistita da un colonnello e da un sottotenete della Finanza - è stata la seguente: la sig.ra magistratessa non ha creduto al fatto che io non sia stato in grado, all’epoca del reato di truffa, di soppesare mentalmente che il costo giornaliero di pensione completa in albergo non può adagiarsi a quella per una trasferta giornaliera di 90 km ( Camerino-Macerata e viceversa ). La Borrelli infatti é una vacanziera accanita che crede che l’Italia sia stracolma di compagni di svago mentre io provengo da uno strato sociale che non può permettersi un solo giorno di evasione ! Infine, come importanmte accessorio consolatorio e ammonitorio insieme, la magistratessa mi comunica che tutti i restanti membri di quella Commissione hanno restituito il maltolto dopo aver ammesso i loro doli latrocinii.

Ma per intimidire me ci vuole ben altro:! Perchè la Borrelli non mi ragguaglia sulle vicende giudiziarie dell’altra commissione il cui presidente Marmocchi, ad esempio - un docente universitario che come i magistrati ha fatto carriera evitando concorsi seri ma solo per criteri tribali cari alla demagogia corruttiva e corrosiva tipica della DC - presentò allo Stato un conto di ben 9 milioni per 25 giorni di autostop o di panda 750 e per un lavoro incompetente e con l’ignava consapevolezza del mafioso Ventrone ? Quanto ha intimato a quello lì, la nostra magistratessina, di restituire allo Stato? Dovrei forse consolarmi per la sua imposizione su di me di un più modesto rimborso di refurtiva ?

Ecco, dunque, sig.ra Borrelli la sua fede nella deduzione; e non solo della sua ma soprattutto di quella altrui: lei stessa è, non giurerei se proprio inconsciamente, portata a concludere i suoi percorsi argomentativi con approdi ( lo fa pure Prodi ) logico-veritativi di gradimento suo e dei suoi "padrini" di professione dato che "cosa nostra", con tutto quel bel pò di centinaia di migliaia di miliardi di derivazione malavitosa, è in grado di comperarsi ben altro che non la magistratura contabile.

Quanto alla logica - da me machiavellicamente intesa come rapporto tra l’intenzione e il mezzo per concretizzarla - se io fossi un prete impegnato nella cosiddetta "pastorale" o nella pesca miracolosa delle anime potrei tranquillamente imbastire un serrato ragionamento di per sè convincente - ovviamente per gli stolti - basato sul seguente percorso argomentativo: i meloni, l’Infinita Divina Bontà e i maiali. Vediamo in che modo.

Poichè Javèh si accorse che la coppia dell’Eden tendeva a troppo scherzare con le mele dell’Albero del Bene e del Male, credette opportuno distrarli inventando i meloni - la cui raccolta tra l’altro è molto meno pericolosa dato che non occorre arrampicarsi sui rami - molto gustosi e più grandi delle vituperate mele. Ma per manifestare la sua infinita benevolenza e la potenza della sua prescienza divina il Padreterno ci ideò sopra il prosciutto per aumentare l’attrattiva - ma in barba così al tema del libero arbitrio - dei nuovi frutti al palato dei capricciosi ospiti. Poichè per arrivare al prosciutto occorre il maiale a tale scopo il buon Dio creò la specie suina da cui appunto ricavare la suddetta specialità gastronomica.

Una tale deduzione inculcata a dovere nella zucca delle turbe accomunate dagli stupidi risentimenti per le loro disgrazie, sarebbe una magnifica pastorale, una vera "pesca miracolosa" nel senso che li illuderebbe del seguente contrappasso: come qui in terra ci sono i malvagi che ci odiano e ci fanno infelici, così in Cielo c’è chi tanto ci ama quanto quaggiù siamo appunto stati costretti a soffrire.

Non voglio essere qui pedante nel ripetere gli stessi motivi della precedente lettera alla Borrelli ma la bella magistratessa non vuol convincersi ad accelerare l’avvento del giorno in cui convocare tutti gli altri imputati per un vero dibattimento accusatorio invece di protrarre la farsa giudiziaria invitando gentilmente gli imputati a raccontare dopo den 5 anni ciò che ad essi conviene.

Il Popolo Palingenetico è stufo di sentire le ciance del Presidente Scalfaro protettore di balordi sulla solidarietà della grande famiglia italiana . Ma forse l’illustre ha tacitamente letto le mie lettere ed assimilato il tema della Palingenesi e dello Stato Etico e, come capo di tutti i magistrati dovrebbe anche esortarli ad agire per il Popolo il quale, tra l’altro, assicura ad essi ed a lui succulentissimi stipendi ed ampie possibilità vacanziere. Ma cosa aspettarsi di spontaneo da chicchessia - giudici, giudichesse, prtesidenti di Repubblica o, peggio ancora, santi prìncipi vaticani; se è vero che la sostanza della psiche umana è la cupidigia meccanicisticamente razionalizzata? Quale differenza mai potremmo rinvenire tra le estatiche visioni mariane di uno Scalfaro o l’allegro fumo degli abbondanti cognac di un Saragat?

Perchè mai allora, nell’indiscutibile panoramica antropologica di cui sopra i magistrati sono costitutivamente i migliori alleati dei mascalzoni?

La domanda disorienterebbe paurosamente gli ingenui ma ben presto ci si accorge che essa si fonda su una realtà incontrovertibile. Infatti la stessa chiamata in causa della logica aristotelica sarebbe sonoramente fuorviante per addivenire alla fondatezza di ciò che solo di primo acchito sembrerebbe piuttosto una insensata illazione quale appunto la seguente: i magistrati alleati dei briganti.

Aristotele non è certamente un ingenuo in quanto sa benissimo che la cosiddetta razionalità non esiste e che di conseguenza ciò che innanzitutto e per lo più ci è dato osservare rimane arduo da classificare ma è filosoficamente forte in lui la necessità di superare gli insegnamenti del suo grande maestro Platone, confutandogli la sua accanita fiducia nell’esistenza - fuori della mente e fuori dal Cosmo - del Mondo delle Idee. Aristotele allora ha estremo bisogno di riportare la speculazione all’interno delle coordinate spazio-temporali di questo nostro povero mondo corrotto, corruttibile e corrompente e ciò gli resta possibile ad una sola condizione:: l’elabborazione di strepitose analisi sul concetto di sostanza ossia su ciò che, innanzitutto e per lo più ed in quanto esistenti, i singoli esseri erano prima di esistere.

Ciò lo porta ad approntare all’interno della mente una specie di archivio fotografico con cornici rigorosamente parmenidee di tutti gli elementi della realtà sistemandolo in bacheche destinate ai raggruppamenti "logici" al fine di meglio correttamente operare nelle varie disamine operate dalla nostra mente nella sua normale attività conoscitiva. E’ questo un nuovo metodo di enormi possibilità evolutive per la mente stessa anche se non ci ha portato mai significativamente vicino alla Verità in quanto, accanto ai vantaggi presenta anche un elevato costo: quello di considerare il mondo fondamentalmente stabile nelle sue parti pietrificate, imbalsamate e collocate - per la loro stessa preservazione - su nicchie di non facile accesso.

Proprio nella Berlino di fine ‘700, in occasione dell’inarrestabile avanzata terrrestre delle truppe giacobine guidate da Napoleone venne riaffermato con irripetibile incisività speculativa che il momento razional-aristotelico dellla conoscenza umana avrebbe dovuto essere soppiantato da quello intuitivo-irrazionale, l’unico in grado di cogliere nel profondo l’infinita unità dell’apparente molteplicità degli esseri. Aristotele ha bisogno di rappresentare una mappa cerebral-veritativa tale da configurare fedelmente la topografia del paesaggio mentale quando invece l’unica stabile verità è proprio la seguente: tutto permuta continuamente permanendo in un divenire caotico e privo di senso - ed è questo l’unico vero ambito della libertà - se non quello del volere cercare ad ogni costo il bisogno di protrarre il piacere.

E’ allora così che la cosiddetta razionalità colloca il giudice ed il reo su piani concettuali assolutamente distinti; al contrario invece l’irrazionalità è portata a cogliere il nesso profondo delle cose ed allora ci porta a scoprire che i poli saranno pure opposti ma hanno assoluto bisogno l’uno dell’altro.

Con questa argomentazione solo apparentemente burlesca e contraddittoria ma effettualmente aristotelica sono in fondo venuto in soccorso della sig.ra Borrelli trovando una giustificazione meccanicistica anche alle sue malvagità e ricordando a lei e ai lettori che nella grande omologia delle parti nel Tutto anche il nostro corpo è similissimo alla psiche.

Prendiamo ad esempio un bel corpo magari come il suo, sig.ra Borrelli - e se ne prenda cura il più a lungo possibile perchè ha solo quello - che dopo un bagno si guardi soddisfatta allo specchio per accingersi ai sacri riti del talamo e dell’alcova. Ebbene quel corpo al suo interno contiene una notevole massa somato-corporea costituita da merda ed altri liquami rivoltanti anche per lo stesso individuo che mai toccherebbe con mano o ne sopporterebbe il lezzo; anzi, ci si affretta ad espellere quelle sostanze - pur rimpiazzandole per biologica necessità - il più presto possibile per evitarne gli accumuli anti-estetici ed anche dannosi alla salubrità.

Ebbene, il nostro animo è identico al corpo: non solo perchè, come il primo è mortale quanto perchè al suo interno - l’animo - è pieno di male, di putridume, di ferocia, di perversione, di menzogna e di viltà. Al pari degli escrementi anche queste masse abominevoli della spirito vanno fisiologicamente evacuate dalla psiche e, come nella fisiologia, esse vanno depositate in luoghi appropriati. Anzi, andrebbero addirittura riportate nel ciclo biologico per la loro rigenerazione in ottimo concio, la benefica sostanza che agita la vita per un suo rigoglioso ritorno in ciclo. Non è forse vero che homo ed Humanitas provengono da humus ? Anche se qualche antifemminista più convinto di me aggiungerebbe sagacemente - ossia aristotelicamente - che la voce < mulier > non ha nulla a che vedere con humus ed Humanitas io gli ricorderei comunque che in graco antico terra fertile e donna fertile si indicano con il medesimo vocabolo.

Anche i magistrati dunque sono animali furiosi, falsi, perversi, impostori e criminali e a queste sconvenientissime costituzioni foriere di irreversibili patologie si deve ovviare con una impietosa e drastica presa di coscienza - ho detto presa e non pressa come invece è la deduzione nella quale imprimiamo sul panorama argomentativo una nostra impronta a noi stessi funzionale - e con il preciso progetto di volgere al bene gli escrementi psichici applicando le pulsioni di morte contro i nemici del Popolo.

A me la sig. Borrelli non deve intimare nè ingiungere alcunchè specialmente prima che la Magistratura ordinaria abbia celebrato il processo 837 / ‘92 da cui i miei fifoni colleghi - perchè realmente colpevoli di dolo - si sono femminucciamente defilati. Anche le mie scabrosissime beghe giudiziarie con il viscido Fanucci sono originate dal fatto che io non sopporto essere da alcuno mai classificato come un vile assaltatore del denaro del Popolo tanto da esso faticosamente sudato.

La Borrelli allora, imprimendosi bene in mente che il mio bel miliome e 800 mila lire l’ho già versato alla segreteria della Liceo maceratese per portare a termine quella truffa entro cui ero stato dolosamente sospinto deve approntare al più presto - in tripudio allo Stato di Diritto che lei stessa pretende rappresentare - un apuntamento giudiziario di quelli di cui lei ben sa ormai come io voglio!

Ora basta con le scemenze giudiziarie e con le ridicole tergiversazioni dei procedimenti intentatimi dal Fanucci o dal vile mercenario spione Sabbatini i quali sono a loro volta costretti ad agire penalmente per far da scudo a causa delle mie gagliarde invettive al mafioso prefetto di Macerata, il suo vice Verrecchia ed il bastardo provveditore Ventrone uniti ad altri mascalzoni loro "compagni di merende". In Diritto, la certezza implica la celerità; diversamente si è di fronte ad un avanzato stato di necrosi politica ed istituzionale.

Io non posso attendibilmente stabilire se la dott. ssa Borrelli ragioni di più con l’utero o non con il cervello nè come si configuri nel suo immaginario erotico l’archetipo psicanalitico della vagina: nè mi interessa più di tanto.Voglio però ricordarle, concludendo questa 78.a lettera che lei é - come me - pagata dal Popolo ma per agire in nome del Popolo ed io stesso, in nome del Popolo le dichiaro che le uniche toghe sporche che esso possa essere disposto a tollerare alla fine convulsa di questo Millennio sono come quella di una magistratessina inaspettatamente sorpresa in aula da un abbondante ma benefico flusso mestruale

Camerino, 12 agosto 1997

Cesare-Maria TESTA.

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