L E T T E R A O T T A N T U N E S I M A

Prologo. L’autunno politico italiano non può non ripresentare i nodi insolubili dei criteri della redistribuzione della ricchezza nazionale come tema fondamentale sia della Storia delle nazioni che delle specie animali: in entrambi gli ambiti sono sempre state la forza e l’astuzia a premiare il vincitore piglia-tutto, qua con la guerra e là con l a sopravvivenza per adattamento.

Mentre il <prode governo> di ( don ) Romano Prodi annaspa sulla confusione della legge finanziaria e sulle minacce dell’estrema Sinistra di Rifondazione Comunista, la Commissione Bicamerale, insediatasi in febbraio ‘97 con l’intento di modificare solo i meccanismi tecnici - a partire dall’art.55 della Costituzione - del funzionamento istituzionale dello Stato, si dilania nel trovarre il modo più subdolo per distrarre il Popolo Italiano dalla sacrosanta difesa delle grandi conquiste sancite dalle due Rivoluzioni Atlantiche di due secoli fa: quella Americana e quella Francese, i due grandi tachisismi che segnarono una vera recisione dai tenacissimi tentacoli del feudalesimo ma di cui il tempo tende naturalmente a favorirne il ripristino mai definitivamente troncato. Scopo della Confluenza Palingenetica è prettamente quello di vigilare contro le imboscate e le incursioni di coloro che vogliono guazzare nel sudore del Popolo e nutrirsi del suo sangue.

Tra l’altro venerdì 26 settembre due forti scosse di terremoto hanno sconvolto la dorsale appenninica Umbro-marchigiana togliendo subito dalle previsioni di risparmio della Finanziaria 4-5-mila miliardi per l’emergenza sismica, rendendo ancor imprevedibilmente agitato il clima politico sostanzialmente invischiato in quest’unico punto: é giusto oppure non lo è il fatto che i poveri pretendano i soldi dei ricchi per mantenere in vigore la salvaguardia delle loro garanzie costituzionali ?

Presentazione. Questa lettera non fu inviata tempestivamente - nel luglio ‘96 - al deputato del PDS, dott. Vincenzo Calzolaio in quanto, essendo in corso il tempo delle ferie dell’Italia <che conta> dedussi che non avrebbe avuto la meritata attenzione da parte dei miei interlocutori comunque epistolarmente sempre inerti ad ogni mia altra missiva anche dai più aspri sapori. Parlai nei giorni seguenti di quel pubblico incontro con Calzolaio, avvenuto nella Sala del palazzo comunale di Camerino, ma i suoi amici di partito esclusero categoricamente che il loro beniamino mantenuto dal Popolo Italiano per occupare un costosissimo seggio avesse mai potuto arrivare a compiere una tale spudoratezza. L’argomento venne invece trattato in questo libro nel documento n.° 45 intitolato < Le orribili bugie ai Camerinesi raccontate dal deputato maceratese Vincenzo Calzolaio > .

Un identico argomento trattato da due diversi articoli sul < Sole 24 Ore > e sul < l’Unità > mi hanno invece regalato una splendida occasione per una nuova considerazione circa il tessuto mafioso del malcostume degli italiani sempre memori del loro ridicolo primato nel mostrare al mondo la stupida furbizia dell’ingannarsi vicendevolmente in modo da rendere agli stranieri più appetibile aggiudicarsi le porzioni in svendita; anzi, in autosvendita della loro italietta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Confluenza Palingenetica per il Nuovo Millennio

e per

la Fondazione dello Stato Etico.

All’On. Vincenzo Calzolaio. Sede Prov.le del P.D.S.. . . Macerata,

al Direttore dell’Unità Giuseppe Caldarola. . . . . Roma,

= del Sole 24 Ore Ernesto Auci . . . . . Milano e p. con.

al Presidente della Repubblica . . . . . . Roma,

all’On. Massimo d’Alema, segretario del P.D.S. . . . . =,

alla Segreteria Regionale del P.D.S.. . . . . . Ancona,

al Prefetto di Macerata. . . . . . . sede,

alla Procura della Repubblica di Macerata. . . . . . =,

al Sindaco di Camerino . . . . . . . . =,

alla Segreteria del P.D.S. di Camerino. . . . . =

Oggetto: l’On Vincenzo Calzolaio tra un’opposizione

che sia credibile e la sussidiarietà costituzionale.

Attentissimo al chiacchiericcio della nostra stampa allo scopo di coglere il senso e la direzione verso cui ci conduce questa convulsa fine di Millennio, mi sono sentito attratto da due brevi commenti a cura di Giacomo Vaciago (Date al privato quel che è del privato ) e di Euro Roggi (Per favore dateci un’opposizione che sia credibile) offerti rispettivamente dal Sole 24 Ore e dall’Unità entrambi i quotidiani presenti in edicola il 24 settembre 1997.

Pur di origine e di orientamento molto discorde, le testate in questione hanno ospitato due articoli inquietantemente accomunati da tre diverse configurazioni di un medesimo piano dubitativo:

a) è possibile che i loro autori infatti non credano a ciò che sottoscrivono;

b) oppure sono essi due prestanomi semi analfabeti;

c) può darsi che non abbiano maturato le necessarie conoscenze storiche ed antropologiche. senza delle quali è tutt’al più possibile acquistar credito presso i dormienti.

Si prenda ora in mano il rosato giornale della Confindustria per analizzare, sia pur rapidamente, lo scritto di Giacomo Vaciago su Costituzione e Sussidiarietà in cui si esordisce entusiasticamente con il tema di una famigerata Enciclica di Pio XI: la Quadragesimo Anno, appunto composta 40 anni esatti dopo la Rerum Novarum di Leone XIII. Questa nostalgica rievocazione prospetta una specie di piccolo ricorso storico in quanto anche allora si dibattevano sostanzialmente problemi, analoghi a quelli di oggi, riguardanti la lotta per il primato tra il Diritto pubblico e quello privato intorno al discorso sulla Carta del Lavoro e sulla Carta della Scuola. Nonostante il fatto che Gentile fosse sempre stato il pontefice dello Stato Etico ( il primato del Pubblico sul Privato e quello della Morale sul Diritto ) e che Mussolini provenisse dalle file del più blasfemo comunismo ateo, il Fascismo fu una manna dal cielo per le tasche dei preti, industriali e finanzieri così come vorrebbero fosse ancora oggi e per sempre. Lo stesso Istituto per la Ricostruzione Industriale ( IRI ) fu una perversa mossa politica intesa a risanare - coi sudori del Popolo - i pesantissimi debiti di tutte le industrie italiane da pochi anni date in dono ( proprio come l’Alfa Romeo Prodi Romano ha recentemente voluto fosse regalata ad Agnelli ) alle celebri cento famiglie più ricche d’Italia: il tutto avveniva in contemporanea con l’affermazione dello stesso Giovanni Gentile che per il Fascismo lo Stato era quell’Assoluto di fronte al quale gli individui sarebbero stati il relativo perchè individui e famiglie sarebbero stati concepibili solo all’inerno dello Stato stesso che per questo si chiama Stato Etico. Purtroppo tutti i discorsi proposti dalle classi privilegiate e sfruttatrici sono stati sempre la veste ipocrita di un unico principio politico: socializzare le perdite MA privatizzare i profitti.

Il settore pubblico, continua Vaciago, si giustifica solo se serve. Ma a chi? E’ ovvio che se le spese per la sanità del Popolo ricadessero nei conti privati dei ricchi, costoro farebbero tranquillamente morire i malati come cani rognosi ed idrofobi: pertanto il ricco, specie se non ha mai provato a lavorare, non metterà mai il suo denaro, anche stanziato per il divertimento, allo scopo di permettere ai poveri di avere l’indispensabile nonostante che, si riporta più sotto, anche per la Costituzione Americana il fine dello Stato sta nel far sì che si realizzi la f e l i c i t à della persona.

Ma ecco il terribile problema: quando una persona chiede aiuto, deve accorrere direttamente lo Stato oppure viene inviato al suo posto un privato cittadino?. In questo punto, in fondo, poggia la sostanza di ogni concordato tra Stato e Chiesa. Non s’addice al primo prendersi cura delle mansioni umili e pietose: lo facciano i preti allora - con la bocca sempre piena di < Buona Novella > ma sempre in cambio di cospicui quanto incontrollabili compensi, così come - innanzitutto e per lo più - è sempre accaduto, in quanto <<. . . non ci è cosa che consumi se stesso quanto la liberalità: la quale, mentre che tu usi, perdi la facultà di usarla; e diventi o povero e contennendo, o, per fuggire la povertà, rapace e odioso.>> ( Machiavelli, Il Principe. cap XVI ). Cioè a dire che i preti sono ansiosi di fare del bene ma coi soldi dello Stato ed al di fuori di ogni controllo sia politico che amministrativo.

Nella parte finale della 7^ colonnetta di pag.2 del Sole 24 Ore l’articolista sembra a dir poco commovente: appare infatti proprio convinto del primato della morale sul diritto e sulla politica: sembra, ma non lo è. Scrive infatti che in tutti i casi in cui l’interesse individuale è anche collettivo, la scelta è obbligata. Chi decide però quando l’interesse del singolo investe tutta la Società? A ciò il disonesto Vaciago non risponde ma sottintende che le sofferenze finanziarie delle banche e delle industrie vanno socializzate: i problemi della povera gente appartengono invece ad un ambito di quel privato che non ha alcuna attinenza con i problemi sofferti dalla cosiddetta < comunità nazionale > Quando invece si tratta del bene pubblico allora esso <<...è tale per natura e non può essere lasciato ai singoli, nè quindi affidato al mercato mai in grado di risolvere problemi collettivi>>.

Lo stupidissimo articolo or ora ispezionato non è stato altro che una forzatura ermeneutica di contributo << bicemeralistico >> al fine di preparare, anche concettualmente, la soppressione delle tracce importanti di eticità e di giacobinismo rousseauano presenti nella nostra santissima Costituzione di cui si sta progettando lo smantellamento, come se avesse esaurito la sua carica propulsiva e regolativa mentre invece, anche dopo 50 anni di vigore istituzionale, in effetti non é mai stata applicata nelle sue parti preposte realmente alla felicità della persona. Inoltre era stato solennemente promesso dalla stessa commissione bicamerale all’inizio dei lavori che sarebbe stata riesaminata soltanto la parte della Costituzione riguardante i meccanismi tecnici dello Stato e le procedure elettoralistiche per la scelta ed il numero dei deputati e senatori.

L’art. in causa, atto a richiamare il concetto di sussidiarietà è il n.° 43 della Costituzione il quale così recita: <<Ai fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad Enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese , che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale>>.

Questo splendido articolo, fondamento dello Stato Etico, è stato deturpato da due mostruosità craxo-berlusconiane abortite in commissione bicamerale in giugno e il 23 settembre ‘97 con le quali si dovrebbe sostituire lo stupendo art. 43 della santissima Costituzione: quella di giugno << Le funzioni che non possono essere più adeguatamente svolte dall’autonomia dei privati sono ripartite fra comunità locali, organizzate in Comuni, Provincie Regioni e Stato, in base al principio di sussidiarietà e di differenziazione, nel rispetto delle autonomie funzionali riconosciute dalla legge . La titolarità delle funzioni spetta agli enti più vicini agli interessi dei cittadini, secondo il criterio di omogeneità e adeguatezza delle funzioni organizzative rispetto alle funzioni medesime >>

Dopo il torpore delle insolazioni estive, la mente dei nostri parlamentari ha eiaculato questo settembrino obbrobrio : << Nel rispetto delle attività che possono essere adeguatamente svolte dall’autonoma iniziativa dei cittadini , anche attraverso le formazioni sociali , le funzioni pubbliche sono attribuite i Comuni, Province ( come quella di Macerata, con un prefetto e un provveditore agli Studi - Ventrone - che più mafiosi di loro non si potrebbe immaginarne altri ), Regioni, Stato, sulla base di sussidiarietà e differenziazione. La titolarità delle funzioni compete rispettivamente a Comuni, Province, Regioni e Stato, secondo i criteri di omogeneità e adeguatezza >>

Credo che gli operatori della ghigliottina, sostegno per lo Stato Etico e terrore per i suoi nemici, dovrebbero godere di molte ore di straordinario per la decollazione di tutti quei porci che hanno osato imbrattare il fulgore giacobino dell’art. 43 ma, per amore del Popolo - quello sancito dall’art. 1 e del 101 - credo si possa fare questo ed altro.

°*^°*^°*^°*^°*^°*^

Sull’Unità dello stesso giorno invece c’è l’editoriale di Enzo Roggi invocante la credibilità da parte dell’opposizione <polare>. Qui non si parla direttamente di sussidiarietà ma, con tono di moralistico magistero viene espressa una lamentazione per il narcisismo infantilistico-persecutorio di Berlusconi al quale si consiglia, invece di sfogarsi in lamentazioni politico-giudiziarie di:

a) impegnarsi contro la mafia smettendo di scagliare fulmini contro i poveri magistrati:

b) non aspergere tossine letali alla vita di un sano bipolarismo;

c) non introdurre i grattacapi privati nelle già tormentose intemperie politiche e per non compromettere il dialogo;

d) sapere che non è pensabile interferire nelle procedure giudiziarie perseguite da una magistratura indipendente; ( come se il Popolo Italiano non sapesse che la redistribuzione malavitosa del reddito mafioso consente di comperare tutti i magistrati, tutti i prefetti e tutti i marescialli dei Carabinieri d’Italia);

e) anzi, deve ricordare che siamo tutti in sicurezza nel ventre generoso dello Stato di Diritto;

f) al punto che , mentre il pool di Milano ( la procura di Borrelli ) è l’ emblema della rinascita moralizzatrice , la procura di Palermo è l’emblema del rischio più acuto ma anche dei successi più grandi contro la mafia .

Quest’ultimo punto lo può scrivere solo uno scemo per leggerlo poi agli scemi come lui. Infatti un vero giornalista non può non sapere che non esiste virtù alcuna ma solo sublimazione accidiosa del proprio risentimento la quale può trasformarsi in una pietas solo se collocabile fortunosamente in un contesto sociale molto deteriorato che da quell’azione pseudo-moralizzatrice ne cava provvidamente un mastice per ricomporre i cocci. Quanto alla magistratura siciliana e meridionale in genere io posseggo decine di autorevolissime pubblicazioni nonchè centinaia di articoli ritagliati che in Sicilia non si muove foglia che la mafia non voglia e. quel che è peggio, nessun politico ha mai veramente puntato alla sostanziale soluzione del gravissimo problema: mandarli tutti all’inferno, i mafiosi, dovunque si trivino e chiunque essi siano così come smaniosamente decreta lo Stato Etico e la Confluenza Palingenetica per il Nuovo Millennio.

Verso la fine poi lo stupido ragionamento paventa il fallimento della bicamerale e la conseguente mancata revisione costituzionale perchè anche i pidiessini, al pari dei missini, vogliono svendere l’Italia riducendola ai ranghi di una dittatura latino-americana ! E’ allora una grande fortuna per noi Italiani pestare una terra che non nasconde alcuna ricchezza appetibile agli USA ma solo tantissima immondizia la quale però, che combinazione, interessa molto alla mafia !

La chiusura si presenta come una ascetica invocazione: << Non create zizzania voi della destra perchè l’Italia è fin troppo stressata per altri motivi ma dateci una opposizione credibile >>

ossia come quella che la sinistra ha sempre dato - aggiungo io ! !

Ma come ha fatto opposizione la sinistra ? Risposta: comportandosi come Vincenzo Calzolaio e tanti altri deputati e senatori preoccupati solamente di prolungare il più possibile il mandato parlamentare per trascorrere tutto sommato una vita piacevole e comunque al di sopra di quella dei comuni mortali e soprattutto a spalle del Popolo Italiano.

E’ nella lettera 45^ della mia opera di prossima pubblicazione (e qui accludo nella spedizione della presente ) che ho riferito lo sconcertante episodio di cui è stato vergognoso protagonista il deputato Calzolaio Vincenzo: un bugiardo che promette tutto ed il contrario di tutto pur di ottenere dal Popolo, ingannandolo ignominiosamente, l’incarico del mandato parlamentare grazie a quella fiducia senza la quale non si può accedere al rango dei più ignobili approfittatori delle ingenuità della povera gente.

Non ci fa certo piacere dare ragione al sifilitico Mussolini quando nel 1921 dichiarava che c’era una dozzina di deputati e senatori da fucilare alla schiena come traditori conclamati. Oggigiorno un proclama simile sarebbe forse ben più fondato di allora per le centinaia di nominativi inclusi nella lista.

Si consiglia pertanto - enorme è stato il suo insulto al Popolo Italiano - allo sciagurato vandeano Calzolaio, mascherato da giacobino, di meditare attentamente sulla vicenda di George Danton decapitato il 5 aprile di 203 anni or sono, per avvertirlo che per quanto egli ha commesso potrebbe irreversibilmente già star salendo i gradini del palco della ghigliottina per raggiungere meritatamente, come Danton, la sua residenza definitiva nel Nulla.

Camerino, 29 settembre 1997

Cesare-Maria TESTA

indietro.gif (4515 byte) backhome.gif (4431 byte) indice.gif (4358 byte) avanti.gif (4489 byte)