L E T T E R A O T T A N T A S E T T E S I M A

P r o l o g o . Un’altra tappa di grande interesse nell’agitata marcia solitaria da me condotta contro un balordo potere veramente nemico del Popolo è costiuita da quest’ultima brillantissima operazione di polizia nei confronti di un pericoloso criminale - ossia del sottoscritto - portata a termine da cinque coraggiosi "servitori dello Stato" agli ordini del Questore di Macerata. Spero comunque che il lettore abbia compreso che con l’85.mo documento epistolare io ho agito intenzionalmente per procurarmi anche questa ulteriore grana giudiziaria allo scopo di colpire con il più insultante discredito una magistratura mafiosa ormai paralizzata dalla sua stessa connivenza con il crimine ed il malaffare ormai funzionale ad un apparato repressivo che ha per oggetto l’assoluta difesa, a tempo indeterminato, di un sistema politico e sociale che ci fa vergognare al cospetto dell’Europa di Maastricht.

Diretto firmatario della nuova iniziativa penale è il dott. Poloni Luigi che, comunque si consideri la sua funzione, deve pur dimostrare in qualche modo di meritare il lauto stipendio che il Popolo Italiano gli consente - per ora - ancora di intascare. Lo strumento burocratico di cui si è avvalso è questo decretino che - qui accluso - farà poi, nella statistica nazionale dei sequestri di armi a droga, la sua bella figura. Chissà che non gli varrà a quel magistrato anche un avanzamento di carriera e magari la medaglia al valore militare per i cinque questurini sguinzagliatimi addosso?

PROCURA DELLA REPUBBLICA DI CAMERINO - Decreto di perquisizione e di sequestro.

Il Pubblico Ministero, esaminati gli atti del procedimento penale n. 211 \ 97 - 21 a carico di Testa Cesare-Maria in ordine al reato di detenzione abvusiva di armi, ipoteticamente commesso in Camerino nel novembre 1997:

visto in particolare che dalla nota n. 3 \ 50 del 27 \ 11 \ ‘97 dei CC di Camerino, emergono gravi indizi di reità a carico di Testa in ordine al possesso abusivo di armi e munizioni gia appartenute al padre Testa Decio recentemente defunto e che lo stesso indagato in una nota del giorno 20.11.97, inviata a varie autorità, afferma espèlicitamente di possedere.

Considerato pertanto che si manifesta la necessità di dar corso a perquisizione domiciliare presso il detto Testa Cesare-Maria al fine di rintracciare e sequestrare le armi suddette trattandosi del corpo di reato di detenzione abusiva di armi e di prova di esso:

considerato che tale operazione va estesa anche all’abitazione a suo tempo occupata dal padre, essendo possibile che le armi siano ancora ini detenute : P. Q . M dispone darsi luogo a perquisizione dell’abitazione di Testa Cesare-Maria sopra indicata , nonchè pertinenza della stessa e dei veicoli dei quali egli abbia eventualmente disponibilità e inoltre dell’abitazione e sue pertinenze già occupata da Testa Decio e sita in Camerino, località San Michele N. 2 al fine di rintracciare e sequestrare quanto descritto in motivazione e ciò in tempo di notte e con facoltà di aprire serrature e forzare ostacoli.

Delega per l’esecuzione ufficiali di Polizia Giudiziaria della Questura di Macerata , con facoltà di subdelega.

Stabilisce che copia del presente decreto sia consegnato alla persona sottoposta aìlle indagini, se presente o a chi abbia l’attuale disponibilità del luogo o della casa da perquisire, con avviso della facoltà di farsi rappresentare o assistere da persona di fiducia e della cirsostanza che, in difetto, verrà assistito dall’avvocato Pierdominici Fabio qui nominato d’ufficio.

Seguono poi altri due noiosissimi capoversi dato che il formulario del decreto è lo stesso di quello usato per i grandi sequestri da prima pagina su qualsiasi palinsesto, sia giornalistico che televisivo. Finalmente si arriva alla conclusione con l’odiosissimo capoverso della difesa d’ufficio che dovrà sempre avvenire ad opera di una avvocato ben individuato e persino pagato dallo Stato. Ad una tale precisazione infatti un lettore sprovveduto direbbe che le istituzioni sono buone e tanto generose nell’assicurare anche agli indigenti un patrociniuo giudiziario a spese dello Stato - ossia del Popolo - mentre ciò accade perchè i giudici sono atterriti dai colpi di scena del procedimento accusatorio al punto tale che essi predispongono meticolosamente ogni pur minimo dettaglio procedurale e far concludere il processo secondo i loro "desiderata" per l’affermazione della "loro esclusiva verità".

Conclude il documento giudiziario firmato dal prode procuratore Polni Luigi il seguente paragrafo: <Informa infine l’interessato della possibilità di usufruire del patrocinio a spese dello Stato - previsto dalla legge 30 \ 7 \ ‘90 N. 217, qualora esistano le condizioni di cui all’art.3 della legge stessa. Ove non ricorrano i requisiti per l’ammissione a tale beneficio, sussiste l’obbligo di retribuire il difensore d’ufficio>.

Camerino, 27 \ 11 \ ‘97.

P r e s e n t a z i o n e . Qiuesta 87.ma lettera è come tante altre piuttosto altezzosa ed irriverente verso il magistrato Poloni il quale, come tutti i suoi compari di Camerino e di Macerata non mi ha mai voluto incontrare personalmente.

A dire il vero io avevo da qualche settimana pensato di giocargli una beffa bella e buona. Prevedendo infatti che in virtù del famigerato primo decreto di follia omicida, col quale sono stato infangato dal Sabbatini, dal prefetto di Macerata ed infine dal ministro dell’Interno, sarei stato prima o poi interdetto dall’eredità delle armi appartenute al mio defunto padre, mi fu pertanto abbastanza naturale ipotizzare un occultamento accurato di tutti quei numerosi arnesi da sparo lasciando così con un bel palmo di naso tutti i prodi cercatori giustificandone l’irreperibilità con un finto furto subìto da ignoti; in quanto l’abitazione paterna, a causa dei danni per il terremoto, resta spesso incustodita a causa della sua inagibilità.

Avrei anche potuto distruggere quelle armi con una mazza e renderle un groviglio irriconoscibile di rottami scongiurando per sempre i rischi di un fortuito rinvenimento che. mi avrebbe ovviamente portato conseguenze penali molto più serie di quante non ne abbia io volutamente cercate finora. Ciò che ha determinato invece che io mi fossi trattenuto dal farlo è stato il tradizionale atteggiamento di serietà che ha sempre contraddistinto la mia prassi politica. Avrei così dovuto mentire in queste pagine rinnegando quello stesso imperativo di verità che ha sempre così tanto sinceramente animato la mia lotta in favore del Popolo. Al Popolo infatti - a cui quest’opera che è il risultato di tanti sacrifici subiti é dedicata - non si deve mai mentire neppure a fin di bene perchè significherebbe ritenerlo infantilmente immaturo. Ciò è sommamente oltraggioso perche costituisce il punto di partenza per una innumerevole serie di altri inganni a suo danno.

Ho così stabilito di consegnare per la seconda volta le armi ad una magistratura mafiosa e fellona ma sicuro di riaverle appena il Popolo verrà a conoscenza di tutta la mia prassi politica: sono anzi convinto che egli mi assegnerebbe il comando di interi corpi d’armata popolari da impiegare per la soppressione <machiavellica> di tutti i suoi nemici.

 

Confluenza Palingenetica per il Nuovo Millennio

e per

la Fondazione delo Stato Etico

Al dott Poloni Luigi Procura della Repubblica Camerino e p. c.

al Questore . . . . . . Macerata;

al Prefetto . . . . . . . = ;

al m.llo Sabbatini . . . . . Camerino;

al Presidente della Repubblica . . . . Roma ;

al Ministero di Grazia e Giustizia - - - - =;

= dell’Interno. . . . . =.

Oggetto: < Qualcosa può accadere o non accadere

e tutto il resto rimanere tale e quale >ovvero

in qual modo l’odio per la sottospecie com-

porta necessariamente anche quello per l’in-

dividuo.

Se per caso lei avesse dubitato che le sue iniziative giudiziarie precedenti a quella del 27 \ 11 \ 97 contro la mia persona non le avrebbero sufficientemente valsa la qualifica di sorce sorpreso ad imbrattare la dispensa di famiglia, allora si è impegnata in una fatica che si poteva pure risparmiare: se poi io non ho risposto, come mia consuetudine, tempestivamente al suo decreto - emesso tanto per dimostrare statisticamente al Popolo sostentatore che almeno una parte del lauto stipendio lei sa come guadagnarselo - ciò è dipeso dagli inderogabili impegni connessi alla mia adorata professione di educatore, alla quale sacrifico talvolta anche la mia terzogenita bisognosa di tutto e causa prima dell’incredibile disordine che è conseguito dal mio coraggioso prendermene cura.

Piuttosto invece il pusillanime è proprio lei che non ha mai avuto il coraggio di chiamarmi al suo ufficio nonostante le numerose scartoffie a me da lei dedicate. Teme che la mandi all’inferno? Resti trnaquillo: non solo mancano le condizioni per farlo ma sarebbe un insulto al Popolo togliergli il diritto di decretare la condanna a morte per tutti coloro che hanno - in suo stesso nome, art. 101 della Costituzione - agito contro di esso, oltre che privarlo dello stupendo spettacolo del sangue peccaminoso del reo versato sul sacro suolo della Nazione.

Dovrebbe comunque essere anche un pò eccitante per lei sedere al cospetto di un uomo che dichiara non solo il desiderio di firmare la condanna a morte per un nemico del Popolo ma che, se solo il Popolo glie lo chiedesse, sarebbe orgoglioso di dare - oh sublime volontariato! - il meritato cambio allo stanco boia. Vigliacco è ancor di più lei che - e non solo ordirebbe in silenzio la mia sparizione - non è stato ancora in grado di interdirmi dal lavoro nè approntare un processo direttissimo dinanzi al Popolo che la mantiene affinchè non solo lei parli ma, soprattutto, agisca in suo nome.

Il percorso meno rischioso é restato dunque per lei quello dell’avermi nuovamente umiliato con un altro decreto di pazzia, rafforzante il precedente già emesso dal mafioso prefetto di Macerata e suo compare mercenario Sabbatini, col quale tra l’altro mi si priva indebitamente di un notevole valore economico di beni legalmente posseduti dal defunto padre. Considerando invece la vicenda da quel punto di vista tanto paventato dai magistrati - ossia la difesa dello Stato Sociale dai denti dei fadelissimi cani del potere ( magistrati, sbirri, politici e giornalisti ) - l’ultima sua prodezza, sig. Poloni, sortisce per me in una nuova stigmata da mostrare al Popolo come ulteriore ferita riportata nella lotta per la difesa dei suoi sacri diritti.

In una esternazione blasfema nei suoi confronti un agente della Squadra Mobile di Macerata impegnato nella perquisizione mi suggerì che in fondo anche lei aveva agito per ordini certamente superiori a causa della mia forsennata audacia epistolare rivolta ai vertici dello Stato. Ebbene, argomentai ribadendo che se un tale odia, ad esempio, la specie degli ofidi e si imbatte in una vipera sospinta ai suoi piedi da un cobra - usurpatore del territorio della prima - a sua volta braccato da una vorace mangusta ciò non toglie che gli non la uccida per primo o cerchi comunque di farlo.

Lei infatti, sig. Poloni, è individuo di una sottospecie di parassiti e come tale permane nella pienezza delle condizioni che la sospingono nell’ambito concettuale dei nemici di quel Popolo che tanto generosamente la sostenta ma non certo per recargli - attraverso le umiliazioni inflitte alla mia persona e dunque anche a quella di mia figlia invalida - sì grave nocumento: ho coscienza di apartenere al Popolo onesto e laborioso che non solo non ha mandato in malora la pubblica finanza ma non intende neppure farlo.

Tengo a puntualizzare che ho accennato alle sottospecie perchè è semplicemente impossibile che tutta la specie dei magistrati sia venduta: ci deve per forza essere una cospicua parte di onesti operatori che, vuoi per risentimento vuoi per semplice senso del contrasto, vuoi perchè ben sanno che senza una sana coscienza civile la vita sarebbe molto più difficile anche per loro, vuoi per pulsione inconscia e quindi per autentico spirito di libertà, si dichiarebbero in sintonia con la mia prassi. Nè si addirebbe ad una condotta intelligente mettersi monoliticamente in contrasto con tutta la specie

- ossia categoria - dei magistrati, dei militari, dei politici e dei giornalisti: si verrebbe disintegrati. Occorre invece - e questo, specialmente tra gli Italiani che hanno sempre insegnato al mondo come fare per giocare a Caino ed Abele e a Romolo e Remo, è molto semplice - eccitare sapientemente l’alto potenziale di attrito sempre attuale anche tra gli uomini delle cosiddette ‘istituzioni democratiche’. In sostanza, perchè no, può essere giusto ed opportuno pescare nel torbido auspicandone la perenne agitazione delle acque.

Afferma a tal proposito molto sapientemente e senza mezzi termini l’eccelso Platone nel 4° Libro della Repubblica che l’iniziativa economica selvaggia, la corsa sfrenata al denaro ed alla concorrenza senza rergola rendono così intense le lacerazioni sul tessuto sociale al punto che sarebbe facilissimo manipolare la situazione a proprio favore- <<Ogni città - afferma testualmente Platone - ne comprende per lo meno due, nemiche tra di loro: l’una dei poveri e l’altra dei ricchi ed in ognuna di queste ce ne sono molte altre. Se le si considera come un’unica città allora si commetterà un errore gravissimo >>. La saldezza di uno Stato sta dunque non solo nell’assenza di conflitti interni ma anche nella capacità di provocare conflitti ad altre città potenzialmente nemiche.

Cosa vuole che avrebbe mai poruto fare da solo un cittadino ben attento ad evitare una donchisciottesca figuraccia? Crede lei che io non abbia capito che l’abbandono in cui mi trovo di fronte agli enormi problemi di una figlia completamente invalida non sia derivato dal mio orgoglio che mi ha sempre impedito di genuflettermi a quegli stessi luridi porci bastardi democristiani che hanno sempre cercato di tenere in pugno il tribunale, la tribuna politica, la caserma e la redazione giornalistica?

Purtroppo per lei e per i suoi compari mercenari, è lo stesso divenire della Storia a rilevare la probabilistica necessità del fatto che ci sono magistrati, politici, giornalisti e sbirri che sarebbero dalla mia parte, se solo sapessero che anch’io come loro sono un uomo dello Stato che in fondo chiede allo Stato di essere messo in condizione di compiere nel migliore dei modi il proprio dovere di educatore e di insegnante. Che tutto ciò non si sappia lo scongiurate voi appartenenti alle varie sottospecie. Non si spiega altrimenti il motivo per cui il procedimento 387 \ ‘92 - con il quale Fanucci mi ha immediatamente tacciato come un meschino ladro - non sia stato ancora celebrato; e non dimentichi che tutti gli altri derivano rigorosamente da quello: ma per digerire questo mio percorso veritativo vi mancano gli enzimi.

Voi magistrati rifiutate il senso che io ho smpre impresso alla mia odissea politico-giudiziaria; pretendete invece - ma solo in parte ci siete riusciti poichè io sono ben capace di trasformarvi in imputati nel momento stesso in cui accendo in aula il clima dibattimentale-accusatorio - che sia io ad accettare la vostra ermeneutica giuridica: sapendo voi bene che io a ciò mai mi fletterò, protraete allora alle calende greche un tema che andrebbe immediatamente dibattuto sulla pubblica piazza e fors’anche sopra lo stesso palco della ghigliottina mentre il boia affila la barra scorsoia.

Voi magistrati dunque volete che io creda alle vostre congetture mentre voi non avete ancora mai voluto sentire la mia versione dei fatti vissuti da un uomo afflitto da un futuro particolarmente incerto per i malati, gli invalidi e per tutti coloro che hanno creduto in uno Stato che ha promesso la salvaguardia di quei patti che ora non è più in grado di osservare. Colpire allora con il turpiloquio e l’insulto è stata squisita prassi deontologica finalizzata a neutralizzare la logica del potere giudiziario e poliziesco dalla cui posizione, ovviamente vantaggiosa, si cerca di incutermi timore e rispetto mediante percorsi argomentativi che in realtà sono sorretti da nessun altra logica all’infuori di quella imposta da una presunta ed arrogante autorevolezza. Per questa via si giunge poi finalmente a quella che avvocati e magistrati indicano in gergo col nome di giurisprudenza: un accozzaglia di principi generali ritenuti validamente a priori ma desunti invece da particolari situazioni senz’altro vantaggiose per lo stesso potere costituito. Il mio argomentare è invece scientifico nel senso che presuppone innanzitutto di ostacolare l’arroganza dell’autorità anche con un linguaggio turpiloque ma solo al dichiarato scopo di procedere ad una differenziata esposizione dei fatti all’interno della connessione di causa-effetto.

Nei miei attacchi politici alle.cosiddette ‘istituzioni democratiche’ io ho tante volte spiegato a cocciuti destinatari che le mie azioni sono configurabili in una diversa dinamica tant’è che, mentre chi insidia il potere va al manicomio, colui che molesta la proprietà privata va in galera. In effetti però anche la lotta politica contro gli organi di uno Stato è riducibile ad un attacco alla proprietà privata in quanto ogni cambiamento, dice Hegel mio maestro di Filosofia del Diritto, ovvero ciò che nella Storia davvero si realizza è un togliere necessariamente facendo del male a chi vi si oppone.In pratica, se fosse realizzabile il mio progetto politico, un congruo numero di corrotti mentitori nemici del Popolo verrebbe privato della vita, un altro spogliato di ogni avere, un altro dello stipendio ed il restante anche della pensione.

Tutto ciò è sempre avvenuto da miliardi di anni nel campo biologico-naturalistico in cui la lotta per la sopravvivenza dell’individuo ha conseguito il risultato di un’ottimale conformazione fisica degli individui stessi della specie divenuta a sua volta sempre più adattata a superare difficoltà tanto più grandi quanto più la specie stessa si è avvicinata alla perfezione del suo genere. Tanto vero è questo argomento desunto del misticismo vitalistico darwiniano che nessun serio psicologo od epistemologo dubita più del fatto che persino le forme logiche abbiano tutte radici biologiche nel senso che anch’esse sono funzionali ad escogitare soluzioni specifiche per mantenere il più a lungo possibile uno stato di benessere individuale richiesto dallo stesso istinto di auto-conservazione.

La vita dunque, a livello non solo naturale ma anche storico, è la stessa capacità di mantenere una costante integrazione tra l’ambiente e l’organismo ivi incluso, affinchè - quest’ultimo - possa all’occorrenza reintegrare l’inevitabile dispendio di energie. Quando io non avevo la terzogenita, ad esempio, di energie me ne occorrevano poche. Ora però che la mia famiglia è divenuta un organismo molto più complesso si è reso molto più difficile mantenere l’antico stato di cose. L’attuale alterazione di equilibrio ha esposto la mia situazione ad immensi bisogni crescenti e tutta la mia anomala prassi intrapresa ormai da oltre 10 anni costituisce pertanto una sorta di audacissima esplorazione finalizzata all’ovvio ristabilimento di equilibrio, ovvero al soddisfacente appagamento dei miei terribili bisogni in vista soprattutto dell’imminente vecchiaia, a proposito della quale una sana tradizione di saggezza filosofica sempre ha consigliato di prepararvisi per tempo e facendo sì che ognuna delle ore della vita dovrebbe essere trascorsa come fosse l’ultima. Lei, dott. Poloni, ci aveva mai pensato a ciò? Ecco perchè non mi ha mai chiamato alla sua scrivania dimostrandomi dunque di essere uno mentecatto traditore del Popolo candidato alla pena capitale e, nell’impossibilità di apparecchiarla ufficialmente in piazza, che lei venga soppressa per giustizia sommaria - magari con le trecento lire di Bossi - purchè lo si possa vedere poi a testa in giù secondo il copione di Piazzale Loreto.

Una grande occasione di squilibrio è stata, come già detto, la nascita, voluta da un bastardo medico democristiano, di una terzogenita di cui era sospettabilissimo l’alto rischio sia per la madre che per il feto. Da quel momento infatti si venne a creare nella vita della mia famiglia un nuovo perturbamento ulteriormente incrementato dalla vigliacca superficialità professionele del Fanucci che nel procedimento 837 \ 92 - ancora in ballo - mi classificò come un impostore che induceva in errore gli organismi contabili del Liceo maceratese quando invece ero stato io ad essere indotto in errore. E’ stato allora così che un prolungato bisogno di vendetta per tanti ricatti subiti da pubblici apparati ipocritamente democrtistiani determinò la mia pretestuosa presa di posizione di fronte alle accuse ingiuste del Fanucci; e, nella dinamica operativa della lotta assoluta, gli amici del nemico sono anch’essi nostri nemici.

Ho ben capito che lei non vuol sentirne della mia logica ma pretende che io mi genufletta alla sua: la verità è che dietro in ogni percorso argomentativo si nasconde l’intenzionalità della formulazione dell’iter veritativo che finisce sempre per essere il forzato ristabilimento di un precedente disrdine verso un nuovo ordine a noi stessi favorevole e visto come risultato di un’indagine all’interno di una configurazione disordinata e dunque problematica.

Che sussista un forte legame tra mondo e linguaggio è dimostrato dal fatto che un enunciato elementare - composto da soggetto, predicato e complemento - se fosse stato espresso dal Fanucci in forma passiva (. . . il Testa era indotto in errore ) invece di quella attiva ( . . il Testa induceva in errore ), probabilmente il seguito sarebbe stato diverso. Ciò non significa comunque migliore: ho sempre sostenuto che è meglio pentirsi di aver agito che perntirsi di non aver fatto nulla! Avrei comunque operato - così come ho realmente fatto - per il futuro angoscioso della mia infelice terzogenita.

Avendo avuto spesso occasione di riflettere speculativamente sull’evoluzione filosofica del concetto di monarcomachia non posso non concludere questa 87.a lettera se non rinfrescandole il pensiero politico del mio adorato maestro Niccolò Machiavelli secondo cui non tanto <<. . . sono dua generazioni di combattere: l’uno con le leggi, l’altro con la forza: quel primo è proprio dell’uomo, quel secondo delle bestie; ma perchè el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo>> ( Il Principe, cap XVIII ) quanto invece << . . .colui che vuole fare dove sono assai gentiluomini una repubblica non la può fare se prima non gli spegne tutti >>. ( Discorsi sopra la I deca di Tito Livio, libro 1°, cap LV , par. 27)

Non si può pretendere che magistrati semifannulloni siano inoltre esperti di Filosofia del Diritto ma è anche per questo giunta l’ora in cui il Popolo faccia proprio il seguente Principio di Ragion Politica: <<Vim vi repellere licet >> Da parte mia ho da tempo maturato la convinzione che Machiavelli sia certamente migliore di Robespierre e di Kant entrambi grandi innamorati della morale. Soprattutto quest’ultimo degenera nell’egoismo della purezza morale quando dimostra che il più sublime imperativo è la norma assolutamente priva di contenuto specifico ( si deve agire per puro dovere di agire ). Chi agisce così verrebbe certamente da Schiller chiamato Anima bella ma salvare la quiete dello spirito defilandosi da ogni conflitto e lontano da ogni responsabilità farebbe dalla tomba gridare di dolore Pico della Mirandola o Pietro Pomponazzi. Quanto alle mie armi, se le tenga pure, per ora: sono in febbrile attesa di ben altre stagioni venatorie !

Sovente avviene che qualcosa può accadere o non accadere e tutto il resto rimanere tale e quale ma non è impossibile che nulla sia impossibile .

Camerino 15 dicembre 1997

Cesare-Maria TESTA.

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